La Rete M2A in aiuto delle scuole

Che cos’è la Rete M2A e quali aiuti può dare a istituti e scuole del territorio italiano? Come sono cambiate le esigenze nel mondo della meccatronica, sia dal punto di vista della formazione sia da quello delle aziende? Lo abbiamo chiesto a Imerio Chiappa, dirigente scolastico dell’Istituto Tecnico Industriale Statale “P. Paleocapa” di Bergamo.

Il mondo dell’istruzione tecnica sta cambiando molto rapidamente: ci sono nuovi strumenti dedicati agli studenti, ma soprattutto le aziende hanno nuove necessità e la scuola deve preparare i giovani al futuro post-diploma. Per farlo è importante unire le forze: è per questo che qualche anno fa è la nata la Rete M2A, che vuole raccogliere gli istituti tecnici e gli ITS che si occupano di meccatronica, meccanica e automazione. Ce ne ha parlato Imerio Chiappa, dirigente scolastico e capofila di Rete M2A.

Partiamo dal principio: che cos’è la Rete M2A? Come è nata? Chi raccoglie al suo interno? Quali attività proponete?

La Rete M2A nasce su sollecitazione di un protocollo d’intesa tra l’associazione AIdAM e l’allora MIUR (ora MIM) che aveva come scopo principale sostenere la formazione tecnica e collaborare con le scuole a indirizzo meccatronico. A questo protocollo è seguita una fase di confronto fra quattro scuole distribuite in diversi contesti territoriali, che ha permesso di cogliere le differenze e le analogie fra le stesse. Questo confronto ha generato la necessità di continuare a vedersi e da lì l’idea di costituire una rete di scuole a indirizzo meccanica e meccatronica. Il 25 settembre 2019 una sessantina di scuole si sono trovate al Ministero per la costituzione della Rete M2A. Il nome vuole richiamare gli indirizzi di meccanica, meccatronica e automazione che tipicamente si ricollegano agli intenti nati dal protocollo AIdAM-MIUR, ma accoglie al suo interno anche molte scuole a indirizzo elettrotecnico, elettronico, energie e informatica in quanto molte tematiche affrontate risultano trasversali a questo indirizzo. Il nome della Rete M2A vuole anche richiamare la famosa formula di Einstein E=MC2 che racchiude in sé l’idea di energia e forza che sono anche elementi base della Rete. Attualmente, nonostante la Rete sia nata proprio negli anni della pandemia, sono circa 120 le scuole aderenti alla stessa. Le attività che la Rete ha attuato in questi tre anni sono riferibili alle finalità che la stessa si è data: promuovere l’offerta formativa degli istituti tecnici e professionali e degli Istituti Tecnici Superiori in Italia, con particolare riferimento alla produzione industriale e artigianale del settore meccanica, meccatronica e automazione; elaborare e realizzare proposte di orientamento degli studenti in ingresso e in uscita finalizzata a promuovere presso gli alunni e le loro famiglie la scelta di corsi di istruzione secondaria e ITS riconducibili all’area meccanica meccatronica e automazione; promuovere la collaborazione tra gli istituti, le scuole e il sistema delle imprese, afferenti al contesto della meccanica, meccatronica e automazione, al fine di condividere e formulare linee di sviluppo, metodologie attive per la promozione della qualità degli insegnamenti e apprendimenti nell’ambito del curricolo degli studenti; rappresentare le esigenze degli istituti della Rete M2A alle istituzioni e enti di livello nazionale e regionale; favorire l’immagine e la conoscenza degli istituti tecnici e professionali e degli ITS della Rete M2A anche con l’organizzazione di eventi per la diffusione della cultura tecnica e manifatturiera; promuovere attività formative per il personale docente anche attraverso percorsi formativi in azienda; partecipare a bandi e avvisi pubblici coerenti con le finalità del presente accordo. Proprio per dare realizzazione alle finalità previste, le scuole sono state coinvolte, in forma singola o in gruppo, durante questi tre anni, in diverse iniziative. In particolare vogliamo ricordare la partecipazione a più convegni, a diverse fiere di settore e momenti dedicati all’education. L’offerta di oltre 200 ore di formazione tecnica specifica per i docenti proposti gratuitamente dalle aziende partner della Rete M2A. Lo scambio di studenti e docenti per attività legate alla PCTO, la realizzazione di progetti e attrezzature laboratoriali tra alcune scuole della Rete. Inoltre, è iniziato un progetto molto importante con Federmeccanica e Unioncamere relativamente alla certificazione delle competenze che vede coinvolte numerose scuole.

Attualmente sono circa 120 le scuole aderenti a Rete M2A. rete m2a La Rete M2A in aiuto delle scuole 1 rete m2a min
Attualmente sono circa 120 le scuole aderenti a Rete M2A.

Anche se la Rete M2A è nata relativamente da poco, nel 2019, raccoglie persone che si occupano di scuola e formazione da anni. Come avete visto cambiare il rapporto tra istituti e aziende?

In questi anni ho osservato, in maniera molto chiara, un cambiamento tra le scuole della Rete e le aziende partner. In particolare si è passati da richieste, da parte delle aziende, di soli studenti diplomati a collaborazioni molto più strutturate. La prima azione intrapresa è stata quella di avvicinare i docenti alle nuove strumentazioni che le aziende utilizzano. Abbiamo tenuto più di 200 ore di corsi, completamente gratuiti, su tematiche inerenti ai contenuti disciplinari degli ambiti della meccatronica, automazione, elettrotecnica e informatica, corsi della durata variabile da 6 a 24 ore che hanno visto la partecipazione di centinaia di docenti di molte scuole italiane. Alcune aziende hanno, inoltre, offerto formazione e approfondimenti non solo ai docenti ma anche agli studenti. Tutto questo è avvenuto durante il periodo del lockdown e ha permesso di potenziare e ampliare l’offerta delle scuole. Questa esperienza di collaborazione è stata ulteriormente potenziata grazie alla collaborazione Federmeccanica e Unioncamere nel percorso che ha da poco preso avvio, relativo alla certificazione delle competenze in ambito meccatronico. Per la progettazione di tale percorso, della durata di oltre un anno, sono stati necessari molti momenti di confronto tra docenti ed esperti aziendali per discutere del concetto di competenza, di come poterla sviluppare, valutare e certificarle. Inoltre, in questo scambio continuo, è stato possibile progettare percorsi di PCTO con le aziende, concordati sia negli aspetti di formazione per i singoli alunni, sia nella strutturazione delle attività da svolgere in azienda, che rientrassero coerentemente nel curriculum dello studente.

Quali sono le skill che oggi le aziende chiedono maggiormente ai neo-diplomati? Su cosa dovrebbero concentrarsi le scuole? Su cosa dovrebbero investire e che oggi non fanno o fanno poco?

Come dicevo in precedenza molte sono le competenze richieste dalle aziende, in particolare competenze trasversali quali il saper lavorare in gruppo e competenze specifiche relative al singolo indirizzo di studio. Il lavoro intrapreso per la certificazione ci ha portato a capire che non è realistico pensare che le scuole possano sviluppare le competenze tecniche in modo sufficientemente adeguato a ogni singola azienda. Diversi contesti territoriali e produttivi richiedono diverse capacità e diverse competenze. Compito principale della scuola rimane quindi quello di aiutare gli studenti a diventare persone capaci di lavorare in team, confrontarsi e saper continuare ad approfondire. I percorsi intrapresi per la certificazione hanno infatti declinato alcune competenze partendo dagli elementi base sviluppati già all’inizio del triennio di specializzazione, arricchendole e potenziandole con la partecipazione diretta, a scuola, degli esperti aziendali fino al termine del percorso di studi. Queste competenze troveranno poi il loro completamento all’interno della singola realtà produttiva, laddove sarà possibile, partendo da una base comune sviluppata a scuola. Le scuole devono, quindi, sviluppare sempre più relazioni e collaborazioni con le aziende per fruire delle esperienze dei tecnici aziendali e delle potenzialità delle aziende, tenendo comunque e sempre presente che fare una buona scuola significa non seguire una singola realtà aziendale, ma far sì che le diverse esperienze diventino patrimonio comune a tutti gli studenti in ingresso nel mondo del lavoro – ed è l’impegno principe della Rete.

Ogni azienda lamenta la difficoltà a trovare operatori e tecnici con competenze in ambito meccatronico: cosa possono fare le aziende per aiutarvi nella vostra azione di educational?

Giustamente nella domanda viene usato il termine “lamentare”. Soprattutto in alcuni territori, la carenza di tecnici specializzati sta creando, e creerà in futuro, difficoltà a diverse realtà produttive. Cosa possono quindi fare le aziende per favorire l’interesse verso l’istruzione tecnica e quindi aumentare il numero di studenti preparati nel prossimo futuro? Io credo che se si vuole raccogliere un buon frutto si debba anche pensare a un buon terreno e a un buon albero, ossia le aziende non devono ritenersi il fruitore finale di un percorso formativo, ma devono, come già fanno con la Rete, diventare parte attiva nella formazione in collaborazione con le singole scuole, mettendo a disposizione, laddove possibile, i propri laboratori e le competenze dei loro tecnici. Anche per quanto riguarda le competenze trasversali, le aziende possono rappresentare un valido contributo: il lavorare in gruppo e il confronto continuo sono competenze ormai consolidate nelle realtà aziendali, che possono essere traslate con progetti sostenuti anche all’interno delle realtà scolastiche.

Passare dalla simulazione alla sperimentazione su macchine reali è un valore aggiunto. rete m2a La Rete M2A in aiuto delle scuole 2 rete m2a min
Passare dalla simulazione alla sperimentazione su macchine reali è un valore aggiunto.

La digitalizzazione del manifatturiero vuol dire anche una maggiore importanza dell’attività di programmazione e informatica: è possibile insegnare a usare strumenti meccatronici utilizzando solo software di simulazione? Mi spiego meglio, si può insegnare a programmare robot senza avere dei robot nei propri laboratori?

Sicuramente l’informatica e la programmazione sono ormai attività trasversali in tutte le realtà produttive, ma in parte lo sono anche in tanti indirizzi dell’istruzione tecnica. Voglio riprendere innanzitutto il concetto del “lavorare in team”, in quanto, come nella Rete M2A esistono scuole con indirizzi diversi – meccanica, informatica, elettronica eccetera – anche nei team aziendali esistono diverse figure di specialisti. Questo serve a capire che anche i software di simulazione sono utili alle scuole, in quanto permettono a tutti gli studenti di capire su cosa si sta operando. Certamente il passare dalla simulazione alla sperimentazione su macchine reali è un valore aggiunto, ma non è detto che questo sia possibile per tutte le scuole e non lo ritengo un grande gap. Peraltro, anche in questo caso, il contributo delle aziende potrebbe essere significativo permettendo, chiaramente con opportuni accordi e in opportuni momenti, di fruire delle tecnologie a disposizione delle aziende. Faccio un esempio semplicissimo: simulare a scuola una sequenza di movimenti con un robot industriale e vederla poi realizzata in una azienda che possiede tale tecnologia. Sono ben conscio che questa sfida non sia semplice ma è possibile, in alcune scuole è già realtà. Alla base c’è sempre e comunque la disponibilità al confronto e alla collaborazione tra scuola e azienda.

Nell’educational un ruolo fondamentale è quello dello Stato: cosa può fare il MIUR per supportarvi nella vostra azione? Cosa è mancato fino a ora?

Come dicevo la rete meccatronica è nata in seguito a un protocollo tra l’associazione AIdAM e MIUR (ora MIM), proprio per sostenere le scuole in ambito meccatronico. Il ruolo del Ministero è stato, e deve rimanere, quello di guida. Deve aiutare le scuole a mantenere la giusta direzione. Il profilo di uscita degli studenti dai diversi indirizzi dell’istruzione tecnica è delineato dal Ministero e deve rimanere valido sull’intero territorio nazionale. Certamente le singole realtà territoriali e produttive possono arricchire, con la loro specificità, le competenze degli studenti. Ciononostante, la preparazione finale di base deve essere di qualità comune a tutte le scuole tecniche d’Italia.

Per concludere, c’è ancora un pregiudizio verso gli istituti tecnici da parte delle famiglie? Vengono ancora visti come una scuola di serie B rispetto al liceo o qualcosa finalmente sta cambiando?

C’è una tendenza a livello italiano a orientare le scelte degli studenti verso le scuole liceali. Solo poche le provincie che hanno una forte presenza di aziende manifatturiere dove questo fenomeno risulta più contenuto. In alcune provincie, la scelta dell’istruzione tecnica risulta addirittura percentualmente molto vicina a quella dei licei. È difficile dire se l’istruzione tecnica è considerata di serie B, sicuramente la qualità dell’insegnamento di molti istituti è di alto livello e con il progredire della tecnologia e con i finanziamenti ricevuti le scuole si sono ammodernate, permettendo ai ragazzi di acquisire le competenze sempre più richieste dal mondo del lavoro. Non parlerei quindi di serie B, ma parlerei di istruzione tecnica di qualità che permette, da una parte un inserimento al lavoro, ma anche la possibilità di continuare gli studi verso l’ITS o l’università con una preparazione altamente adeguata. È necessario che le famiglie colgano l’istruzione tecnica come una possibilità di futuro reale per i loro figli.

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