Gli end effector Camozzi protagonisti della robotica

Gli end effector sono un componente essenziale delle celle robotiche: senza non sarebbe infatti possibile per il robot nessuna operazione, soprattutto quando si parla di manipolazione. Camozzi Automation sta investendo sempre di più in questo settore, e propone diverse soluzioni per gli utilizzatori di robot, come la pinza Smart o il cambio utensile RTC. Ne abbiamo parlato con Fabio Bottarelli, Business Development Manager Handling & Robotics di Camozzi Automation.

di Edoardo Oldrati e Rossana Pasian

Il robot da solo non basta: per poter essere operativo, ha bisogno di diversi altri componenti, tra cui un end effector, fondamentale per effettuare tutte le operazioni richieste. In quest’ottica, Camozzi da diverso tempo sta investendo per integrare sempre di più i propri prodotti con i robot industriali e collaborativi nei diversi processi produttivi, che vanno da lavorazioni meccaniche, asservimento, machine tending fino all’handling. “In pratica – spiega Fabio Bottarelli, Business Development Manager Handling & Robotics di Camozzi Automation – abbiamo investito in uno sviluppo di componentistica che va in abbinamento alla robotica, di conseguenza abbiamo tra la nostra clientela sia clienti tradizionali sia nuovi. Tra quest’ultimi ci sono i system integrator, per esempio, che utilizzano i nostri componenti quali pinze di presa, tecnologia per il vuoto eccetera, tendenzialmente elementi per eseguire applicazioni di pick and place e manipolazione di oggetti”.

Una delle tendenze della robotica, in particolare quando si parla di robotica collaborativa, è quella di rendere tutto il più semplice possibile per gli utilizzatori. Questo, ovviamente, si riflette anche sui componenti e gli end effector correlati ai robot. “Quando si acquista un componente – afferma Fabio Bottarelli – la prima cosa che si vuole fare è montarlo il più velocemente possibile, e senza troppe complicazioni. Noi cerchiamo di rendere i nostri componenti talmente semplici da assemblare che non c’è quasi bisogno di guardare le istruzioni. Per quanto riguarda la fase di settaggio, ci viene in aiuto l’elettronica e siamo noi a farci carico della ‘difficoltà di rendere semplice’ il componente che forniamo”. Per fare ciò, Camozzi Automation fa in modo che la parte software sia sempre più intuitiva, con funzionalità chiare e semplici da capire e settare. “In molti casi – racconta Fabio Bottarelli – prepariamo i nostri componenti in modo che i robot siano in grado di ‘auto-apprendere’ che è stato connesso un componente Camozzi, quindi in automatico gli passa settaggi e informazioni che altrimenti dovrebbero essere trasferiti manualmente. In pratica, se viene attaccato il componente A il robot capisce cos’è e lavora ottimizzando il proprio lavoro; se viene attaccato il componente B, il robot è in grado di comprendere che è qualcosa di diverso e adattarsi al cambio automaticamente”. Quando si parla di plug-and-play, il software è spesso inteso come comunicazione, di conseguenza oggi quando Camozzi produce un componente bisogna sviluppare tutte quelle che sono le differenti modalità di comunicazione che i robot dei vari costruttori hanno. “Abbiamo tutta una serie di accessori – spiega Fabio Bottarelli – che permettono, a fronte della scelta di un robot che può essere di qualsiasi costruttore, di abbinare un’interfaccia di connessione che permette la comunicazione a tutti i sistemi che servono per tale applicazione”. Il valore dell’end effector, dunque, è molto importante, e non è il robot da solo che “pensa” a tutto. “Se pensiamo a una cella robotica – afferma Fabio Bottarelli – l’impatto dell’end effector è molto limitato in termini economici rispetto al robot, ma ha un impatto molto elevato in termini di prestazioni. Camozzi propone un pacchetto integrato e diverse funzionalità prestazionali, che rendono i nostri prodotti affidabili e con un ciclo vita molto lungo”.

Innovando pinze e cambio utensile

Camozzi da qualche anno propone diversi prodotti dedicati al mondo della robotica, che vengono continuamente migliorati per offrire sempre più vantaggi ai clienti nel loro utilizzo, per esempio con nuove funzionalità che altrimenti avrebbero potuto ottenere aggiungendo ulteriori componenti.
Per esempio, la pinza Smart è un’evoluzione delle pinze tradizionali di Camozzi, migliorata assieme all’Istituto Italiano di Tecnologia affinché diventasse intelligente, in grado di acquisire dati e informazioni. “Abbiamo munito la pinza di sensori – spiega Fabio Bottarelli – che vanno da encoder a celle di carico, giroscopi, accelerometri, sensori di flusso e pressione. Sono componenti che acquisiscono dati che verranno poi processati da algoritmi in grado di derivare in real time ulteriori informazioni, come prestazioni e stato di salute, o eseguire misurazioni, ad esempio il peso dell’oggetto manipolato. Questa mole di informazioni è stata sfruttata da noi per creare delle funzionalità a vantaggio del cliente: movimentare le griffe nelle posizioni desiderate, fare stime sulla misura dell’oggetto, pesare l’oggetto, fare controlli di forza, sensibilità in caso di scivolamento del pezzo. Voglio sottolineare che è la pinza da sola a elaborare tutte queste informazioni, che decide cosa fare, come ad esempio, accorgersi dello scivolamento dell’oggetto tra le dita di presa ed intervenire aumentando la forza per evitare la caduta”. Dunque, la pinza ha un’intelligenza a bordo, che permette una maggiore velocità di reazione, perché non è necessario passare attraverso l’intelligenza del robot o del PLC, che anzi può essere guidato dalla pinza e non viceversa se necessario.

Un altro prodotto pensato per il mondo della robotica è il cambio utensile serie RTC, con cui Camozzi introduce una nuova famiglia di prodotti. “Quando parliamo di manipolazioni – afferma Fabio Bottarelli – nei processi attuali ci sono molti cambi di prodotto, e spesso non si trova una mano di presa in grado di prendere tutti gli oggetti e svolgere da sola tutte le funzionalità richieste; quindi, l’utilizzatore è costretto a cambiare manualmente l’utensile collegato al robot. La serie RTC parte proprio dal concetto di cambio utensile manuale, molto utilizzato ad esempio nello stampaggio plastica. Quando è necessario anche fare delle manipolazioni, magari di diversi oggetti per cui per alcuni serve una pinza e nell’altra il vuoto, con RTC è possibile aggiungere un modulo di attuazione automatico, che permette di depositare il primo utensile e prendere il secondo in modalità molto rapida”. Usando queste tipologie di end-effector è necessario portare al componente aria compressa e alimentazioni elettriche, oppure trasmettere segnali che arrivano dai sensori che sono sulle pinze; per poter far questo manualmente, senza dunque un cambio rapido, bisognerebbe scollegare ogni volta tubazioni e le connessioni elettriche e rifarle una volta sostituito. Grazie a RTC, invece, i collegamenti elettrici e pneumatici non devono essere cambiati insieme all’end effector, che può essere sostituito in modo rapido anche manualmente.

Le innovazioni sviluppate da Camozzi si inseriscono quindi in una tendenza che caratterizza il presente, ma soprattutto il futuro della robotica industriale: l’impiego di robot in ambiti sempre nuovi, con funzionalità e mansioni che fino a pochi anni fa non era immaginabile pensare si potessero affidare a sistemi robotizzati ma che oggi, invece, grazie ad end-effector specifici sono invece molto semplici da integrare nei processi produttivi.

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