La direzione della robotica collaborativa: intervista a Enrico Rigotti

Enrico Rigotti è stato scelto come nuovo Country Manager per la filiale italiana di Universal Robots, azienda di riferimento nella robotica collaborativa. Con una decennale carriera nel mondo della robotica, Enrico Rigotti ha il know-how giusto per affrontare le nuove sfide del mondo manifatturiero e studiare i nuovi trend del mercato. Lo abbiamo intervistato per parlarci degli obiettivi che si è prefissato nella sua nuova veste.

Dall’8 gennaio 2024, Universal Robots ha un nuovo Country Manager per l’Italia: Enrico Rigotti, con un’esperienza decennale nel settore della robotica italiana, arriva al timone della filiale italiana sostituendo Gloria Sormani, nel frattempo chiamata a un ruolo global sempre in Universal Robots. I suoi anni di esperienza all’interno del settore gli hanno permesso di avere non solo una forte competenza, preziosa per guidare la sede italiana di una multinazionale, ma di vedere come questa tecnologia fondamentale è cambiata negli anni e fare previsioni. “Quando ho iniziato la mia esperienza lavorativa – racconta Enrico Rigotti – la robotica era appannaggio del settore automotive, quindi robot utilizzati per asservire linee produttive verticalmente integrate, con alti volumi e massima efficienza in grandi aziende. Nel tempo, anche le PMI hanno scoperto i vantaggi della robotica, anche se le loro esigenze erano più orientate alla flessibilità e a lotti più ridotti. Inoltre, ho visto la tendenza a chiedere più soluzioni chiavi in mano con ritorni di investimento sempre più veloci, insieme anche a tecnologie utilizzabili anche ai non esperti di robotica”.

In un contesto del genere, la robotica collaborativa si inserisce perfettamente grazie alla semplicità di utilizzo e alla flessibilità che la contraddistinguono. Cogliendo questo sentire, Universal Robots è stata, infatti, una delle prime aziende a investire in questa tecnologia, creando un know-how molto profondo. “La robotica collaborativa – afferma Enrico Rigotti – è nata come una soluzione alternativa per chi aveva già adottato soluzioni tradizionali. Oggi, anche molte aziende che non si erano mai approcciate alla robotica e avevano attività che venivano effettuate esclusivamente in modo manuale si stanno avvicinando a questa tecnologia: sto pensando a palletizzazione, avvitatura e levigatura per esempio, che non si pensava di automatizzare”. Quindi l’evoluzione dei cobot non è stata solo di settore e tipologia di azienda, ma soprattutto ha dato avvio ad applicazioni a cui prima non si immaginava nemmeno.

Il grande tema del momento: l’intelligenza artificiale

Tra le nuove sfide del futuro, c’è quella del rapporto con l’intelligenza artificiale. “È un concetto – dichiara Enrico Rigotti – che è entrato prepotentemente nel glossario comune nell’ultimo anno, ed è un tema molto vicino alla robotica collaborativa e al suo utilizzo. Penso, in particolare, alla visione, dove l’intelligenza artificiale si applica nel suo stato dell’arte, quindi riconoscere l’oggetto ed elaborare una serie di dati antecedenti per riuscire a capire a che riferimento fanno i pezzi molto simili e che geometrie hanno. L’intelligenza artificiale, in questo senso, può dare un miglioramento applicativo importante, penso in particolare al bin picking e alla visione 3D. Un altro aiuto che può dare è nell’ambito della manutenzione predittiva, quindi l’analisi del comportamento di determinati comportamenti in termini di MTBF, così da permettere ricambi e sostituzioni senza fermi importanti”. L’intelligenza artificiale, nella manifattura, deve fare necessariamente i conti con il tema dei big data: deve essere, infatti, addestrata con una grande mole di dati, che spesso solamente le aziende con grosse possibilità economiche possono fare. Ma per quelle più piccole viene appunto in aiuto la robotica collaborativa. “I cobot – spiega Enrico Rigotti – sono una tecnologia abilitante, perché portano con sé la semplicità di utilizzo unita alla sua complessità in quanto macchina ad alto contenuto tecnologico, che però non ‘va sulle spalle’ dell’utilizzatore; ciò permette alle PMI di utilizzare l’intelligenza artificiale in tutto il suo potenziale e diventare davvero 4.0. Infatti, il robot collaborativo permette la raccolta dati, è dotato di sensori a bordo che possono comunicare e ha un ‘cervello’ che elabora tutte le informazioni”.

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Fino a qualche anno fa non era immaginabile l’inserimento di un cobot nella palletizzazione, adesso è ‘normale’ possedere una cella robotizzata per queste operazioni.

Universal Robots, inoltre, offre il servizio Insight con l’acquisto di un cobot che permette di monitorare i parametri da remoto: un’assistenza dedicata analizza i dati raccolti dal robot collaborativo, al cliente finale viene poi fornito supporto per ottimizzare la produzione e il rendimento del robot stesso.

Obiettivi e macro-trend

Quali sono gli obiettivi che Enrico Rigotti ha per la filiale italiana di Universal Robots? Ovviamente hanno a che fare con la crescita aziendale, ma soprattutto con i cambiamenti dell’industria tutta. “Il primo obiettivo che mi sono posto – racconta Enrico Rigotti – è quello di portare Universal Robots al maggior numero di aziende possibile, cercando di aiutare il comparto manifatturiero industriale italiano a essere più competitivo, quindi rendere le aziende italiane più moderne ed efficienti così da essere più competitive nei mercati europei e mondiali. Nel fare ciò, vogliamo essere vicino a loro, trasmettere la nostra esperienza soprattutto a coloro che sono ancora a digiuno di automazione. Secondo me, abbiamo solo toccato la punta dell’iceberg: in Italia ci sono ancora moltissime aziende che eseguono operazioni manualmente perché non hanno ancora scoperto i vantaggi della robotica collaborativa”.

Arrivare alle aziende che non hanno ancora introdotto la robotica e l’automazione nel proprio processo produttivo non è semplice, ma non è nemmeno scontato spiegare il cobot a chi è “abituato” alla robotica tradizionale. “Chi già utilizza i robot – spiega Enrico Rigotti – ha certamente delle conoscenze più solide, ma che spesso sono accompagnate a dei preconcetti che non permettono loro di cogliere al meglio tutti i benefici del cobot, quali flessibilità, semplicità e facile riconfigurazione, perché viene comparato in tutto e per tutto ai robot tradizionali. I benefici più forti, per contro, molto spesso li vediamo con chi inizia ad automatizzare da zero, perché fa un’analisi del proprio processo produttivo, individua i colli di bottiglia e trova più benefici nell’uso del cobot che nel continuare a produrre come in precedenza. È importante sottolineare che il cobot non nasce come sostituzione del robot industriale, ma per abilitare nuove applicazioni che prima non erano toccate dalla robotica”.

Negli ultimi anni, secondo i dati, il tasso di adozione dei cobot è stato molto accelerato rispetto ai robot industriali, nonostante come si diceva si sia solo toccata la punta dell’iceberg. “Il prodotto è stato riconosciuto – afferma Enrico Rigotti – ma c’è ancora molto lavoro da fare. Per fortuna, ci sono dei macro-trend che trascinano il processo di adozione dei cobot. Uno di questi è la difficoltà nel reperire personale esperto, specie in determinati settori. Bisogna riconoscere che il mondo del lavoro è cambiato, le aspirazioni dei giovani sono diverse e si troveranno sempre meno persone disposte a fare certi tipi di lavoro. Qui entrano in gioco i cobot, che sostituiscono gli operatori nelle attività pericolose, usuranti e poco ergonomiche”. Anche i dettami di produzione si sono trasformati nel corso degli ultimi anni, si è infatti andati verso produzioni più snelle e flessibili, con meno focus sul volume e più sulla customizzazione dei prodotti rispetto al volume. In questo contesto, le soluzioni di robotica collaborativa sono delle preziose alleate grazie alla loro flessibilità. “In Universal Robots – spiega Enrico Rigotti – ci impegniamo per divulgare i vantaggi che possono portare i cobot, in particolare portando esempi concreti di aziende che hanno tratto beneficio da questa tecnologia”. Con la divulgazione della tecnologia e la progressiva sua adozione, si raggiunge pian piano anche uno standard di utilizzo, che magari in precedenza non era nemmeno stato immaginato. “Si arriva a un punto – afferma Enrico Rigotti – in cui si stabilizza un disegno dominante che vede una tecnologia protagonista del mercato. Per quanto riguarda la robotica collaborativa, l’abbiamo visto con certe applicazioni come per esempio la pallettizzazione. Fino a qualche anno fa non era immaginabile l’inserimento di un cobot in questo ambito, adesso potremmo dire che è ‘normale’ possedere una cella robotizzata per queste operazioni. Nei prossimi anni mi aspetto che si vada sempre di più verso soluzioni integrate e chiavi in mano, che potremmo definire standard. Universal Robots sta proprio lavorando in quella direzione”.

di Rossana Pasian

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