Gli ultimi 30 anni delle macchine utensili

Dal 1993, anno in cui è nata Deformazione, il settore delle macchine utensili per il taglio, la lavorazione e la deformazione lamiera è profondamente mutato, così come il mercato e il mondo intorno. In particolare, la digitalizzazione e la sostenibilità sono divenuti col tempo argomenti sempre più centrali nella narrazione del comparto. Ne abbiamo parlato con Barbara Colombo, Presidente di UCIMU-SISTEMI PER PRODURRE.

Nel 1993 nasceva Deformazione e da allora il settore della lavorazione lamiera è passato attraverso crisi, periodi di grande crescita, rivoluzioni tecnologiche. In cosa questo settore è cambiato e in cosa è rimasto uguale?

Anzitutto auguri a Deformazione per questo importante traguardo! In questi 30 anni, il mondo è profondamente cambiato e l’industria non è certo rimasta estranea a questo fenomeno di portata globale. Nel caso specifico delle macchine utensili e, in particolare, delle tecnologie per il taglio, la lavorazione e la deformazione della lamiera, al di là degli alti e bassi che tra l’altro sono tipici di un comparto che per sua natura ha un andamento ciclico, il settore ha vissuto, e sta ancora vivendo, la profonda trasformazione 4.0. In cosa il nostro settore è diverso? Oggi le nostre macchine sono molto più competitive rispetto a quelle di 15-20 anni fa, sono più performanti e permettono la raccolta e la gestione dei dati, elemento fondamentale per assicurare produzione e processi sostenibili. Inoltre, presentano un elevato tasso di integrazione robotica. Questo fenomeno, che negli ultimi anni si è affermato in modo deciso nel mondo delle macchine e tecnologie per taglio e deformazione della lamiera, ha dato una ulteriore spinta allo sviluppo delle nostre macchine permettendo l’automatizzazione dei processi produttivi, un altro importante elemento che determina il miglioramento della competitività della nostra offerta. In cosa invece è rimasto uguale? Direi nell’approccio che abbiamo noi italiani. Esattamente come accadeva in passato, i costruttori si propongono agli utilizzatori come partner in grado di sviluppare progetti su misura secondo le specifiche esigenze. Credo che ancora oggi questa sia la cifra che distingue la nostra offerta da quella dei concorrenti esteri. E direi che Deformazione in questi anni lo ha ben raccontato, documentando anche lo sviluppo dell’industria italiana di comparto che ha scalato posizioni nel ranking internazionale e oggi è seconda nelle classifiche mondiali di produzione, export e consumo. 

Come si è evoluto il ruolo di un’associazione come UCIMU? L’associazione è diventata 4.0? 

Fin dalla sua costituzione, nel 1945, UCIMU opera come rappresentante delle istanze dell’industria italiana costruttrice di macchine utensili, presso le istituzioni e gli organi decisori. In secondo luogo, affianca le imprese nella loro attività assicurando supporto e consulenza per tutte le principali aree aziendali. Temi e strumenti sono certamente mutati nel corso degli anni ciò che non muta è l’approccio proattivo di UCIMU che, da un lato, ascolta le esigenze delle imprese e, dall’altro, osserva il contesto per comprendere e anticiparne l’evoluzione a beneficio delle stesse associate. Il 4.0 è il perfetto esempio di questo approccio: l’associazione è stata parte attiva nello spingere e indirizzare la stesura delle misure di politica industriale 4.0 lavorando insieme alle autorità di governo; d’altra parte, UCIMU si è prodigata per contribuire alla diffusione della conoscenza del tema presso le imprese associate. 

Guardiamo al futuro: il tema chiave per il domani del settore sarà quello della sostenibilità? Sotto questo profilo qual è lo stato del comparto della macchina utensile?

Abbiamo recentemente presentato il primo Bilancio di Sostenibilità di settore. Da questo emerge che il comparto della macchina utensile si muove bene sul fronte della sostenibilità: la metà delle aziende coinvolte nel progetto dichiara di avere in programma, nel prossimo triennio, la pubblicazione di un Report di Sostenibilità e la redazione di un Piano Strategico. C’è però ancora margine di miglioramento: obiettivi di breve-medio periodo per le imprese del comparto sono una maggiore formalizzazione di policy e processi e l’attuazione di iniziative di comunicazione mirata. Ciò che oggi è considerato buona pratica rispetto ai criteri ESG, nel futuro diverrà mandatorio. Dunque, il nostro obiettivo deve essere quello di rafforzare la postura delle imprese che già hanno adottato politiche di sostenibilità nello svolgimento della loro attività aziendale e ampliare la platea delle aziende che adottano tale approccio; perché la sostenibilità, è ormai chiaro, rappresenta, insieme alla digitalizzazione, uno dei pilastri fondamentali su cui si regge la competitività del settore.

UCIMU chiede con forza che le misure per la sostituzione di macchinari obsoleti e per la digitalizzazione degli impianti produttivi diventino strutturali. Perché questa misura è così importante per il nostro settore?

Perché, se è vero che il processo di trasformazione digitale è ormai avviato grazie ai piani governativi disponibili ormai da parecchi anni, è altrettanto vero che molte aziende, per lo più PMI, sono ancora indietro. È un tema culturale. Le aziende, specialmente se di piccole dimensioni, hanno bisogno di più tempo per avvicinarsi a un tema di questo tipo che ha impatto non solo sulla produzione ma sull’intera organizzazione dell’attività aziendale. Il piano di incentivi 4.0 deve effettivamente accompagnare questa transizione anche perché il tema della digitalizzazione è profondamente connesso a quello della sostenibilità: solo aumentando la propria efficienza le imprese saranno sostenibili. 

Quest’anno va in scena anche la fiera LAMIERA, saranno molte le aziende presenti e ci sono tutte le premesse per un’edizione da ricordare. Perché la partecipazione a questa fiera è ancora così importante per il nostro settore?

Anzitutto perché è l’unica fiera in Italia dedicata esclusivamente a questo specifico comparto. È alla XXII edizione e si è conquistata sul campo credito e apprezzamento presso gli operatori italiani e esteri, rafforzando ulteriormente la sua immagine con il passaggio da Bologna a Milano. Poi perché l’Italia è uno dei mercati di consumo più interessanti e vivaci e dunque LAMIERA offre grandi opportunità per quanti vi espongono. D’altra parte, questo aspetto – oltre alla decisione di spostare la fiera a Milano, uno dei centri più dinamici non solo in Europa – rende la mostra uno dei principali appuntamenti su scala internazionale, lo conferma il fatto che, quest’anno, LAMIERA ospiterà numerose aziende che sono alla loro prima partecipazione da espositori. Molti di questi arrivano dall’estero, alcuni da Turchia e Cina.

L’anno scorso ha completato il suo primo mandato come presidente di UCIMU: quale bilancio fa di questa esperienza? Quali sono gli obiettivi di questo suo secondo mandato?

Esperienza molto intensa e appagante, a tratti non semplice visto che i primi mesi di presidenza sono coincisi con l’emergenza sanitaria. Detto questo che, di fronte alla pandemia, l’associazione ha dimostrato di essere dinamica, veloce e attenta nell’assistere le imprese impegnate nel comprendere come muoversi in un contesto profondamente limitato: abbiamo sviluppato progetti e iniziative importanti. Abbiamo organizzato con successo EMO MILANO 2021 e i colleghi esteri, tedeschi per primi, hanno riconosciuto il valore del risultato che abbiamo portato. Prosegue il 4.0 e ragioniamo oggi in modo puntuale sul tema della digitalizzazione e sostenibilità. Per il prossimo futuro l’obiettivo è consolidare quanto fatto in materia di politica industriale promuovendo la definizione di un programma articolato di misure in accompagnamento allo sviluppo del manifatturiero italiano. Importante sarà la concretizzazione di iniziative per promuovere lo sviluppo dell’attività di internazionalizzazione. Abbiamo appena concluso lo study tour in Vietnam, propedeutico alla costituzione di una rete di imprese sul modello di ITC India. La nascita e l’avvio di questo nuovo progetto saranno certamente tra le priorità dei prossimi mesi di lavoro.

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