Lo stato della robotica in Italia e nel mondo

Il 26 maggio si è tenuta la conferenza stampa di SIRI con UCIMU – Sistemi per produrre e PubliTec dal titolo “Lo stato della robotica in Italia e nel mondo”, il tradizionale appuntamento di presentazione e aggiornamento per parlare di robotica in Italia e nel mondo.

Si è tenuta oggi la conferenza stampa, da remoto, organizzata da SIRI (https://www.robosiri.it/) con UCIMU – Sistemi per produrre (https://www.ucimu.it/home/) e PubliTec dal titolo “Lo stato della robotica in Italia e nel mondo”, dove sono stati presentati i dati e le previsioni sulla robotica industriale e la robotica di servizio.

I lavori sono stati aperti da Domenico Appendino, Presidente di SIRI, sono seguiti gli interventi: “La robotica industriale in Italia” di Stefania Pigozzi, Responsabile Centro Studi UCIMU; “La robotica industriale nel mondo” di Alessandro Santamaria, Executive Board Member IFR; “La robotica di servizio nel mondo” di Rezia Molfino, Past President SIRI; infine, “Il robot e il lavoro oggi” di Domenico Appendino.

Previsioni positive

Dopo l’anno pandemico che ha costretto il mondo a una forte frenata, i numeri raccontano che la robotica è riuscita reggere: nel 2020 sono stati prodotti il 20,1% in meno di robot rispetto al 2019, e complessivamente il consumo di robot ha registrato un calo del 14,2%.

Il sentimento per la ripresa nel 2021, però, è positivo. Per esempio, le previsioni sui robot per l’industria installati in Italia nel 2021 vedono una crescita del 21,5%. Si è parlato dei nuovi trend, che vedono protagonisti anche i robot di servizio, che stanno entrando in modo sempre più massiccio non solo nella vita quotidiana delle persone, ma anche nelle fabbriche e nelle imprese. Ma non solo: anche l’intelligenza artificiale sta diventando sempre più importante, infatti grazie a essa i robot imparano lavorando.

Ma si parlato anche di formazione: secondo il World Economic Forum 2018, nel 2025 grazie ai robot verranno creati 133 milioni nuovi posti di lavoro nel mondo, ma tutto questo può avvenire solo se stati e aziende sceglieranno di investire nella formazione dei lavoratori.

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