L’alluminio in Italia nel 2020, problemi e prospettive

Tutti i comparti dell’industria dell’alluminio italiana chiudono il 2020 con pesanti flessioni di produzione e giro d’affari. Ma il metallo leggero sarà tra i protagonisti del programma Next Generation EU. Il punto di Mauro Cibaldi, presidente di Centroal

Il 2020 sarà ricordato a lungo, da tutti, come l’anno della “pandemia da Covid-19”. Un virus microscopico ha innescato una delle più grandi crisi sanitarie, paragonabile forse solo alla “Peste”del sedicesimo secolo, che in pochissimo tempo ha avuto impatti economico sociali inimmaginabili un anno fa.
L’Italia, dopo la Cina, è stata la nazione che ha affrontato per prima, dei paesi occidentali, il diffondersi della prima ondata del virus, senza avere una cura specifica, o un piano di azione ben delineato, portando quindi il Governo a delle scelte drastiche tra le quali la chiusura totale di moltissime attività lavorative, di servizi, di scuole. Questo è stato sicuramente l’aspetto più problematico della pandemia sanitaria, che ha impattato duramente su molti settori, e si stima ridurrà il PIL annuo nazionale di circa il 10%, non risparmiando nemmeno il nostro settore: i produttori e trasformatori di alluminio, rappresentati in Centroal.

Figura 4: Utilizzo di alluminio e consumo pro capite in Italia dal 2010 al 2020
Figura 4: Utilizzo di alluminio e consumo pro capite in Italia dal 2010 al 2020

Partendo dalle direttive del DPCM del 22 marzo che non considerava il settore della metallurgia come uno di quelli fondamentali (il codice Ateco 24 è stato escluso dalla lista delle attività che potevano continuare ad operare), tutte le attività del settore hanno dovuto sospendere la propria attività dal 23 marzo fino al 4 maggio, salvo rare eccezioni, tra le quali le aziende dedite alla produzione di imballaggi alimentari o farmaceutici di alluminio, riconosciute al servizio di attività indispensabili. L’estrusione, la raffinazione, e le realtà dedite alla produzione di getti hanno avuto di conseguenza un forte impatto sia nella produzione che nei ricavi e nell’economicità del loro operato, portando le realtà più fragili anche a procedure concorsuali (fortunatamente in un numero molto limitato). I laminati destinati alla produzione di imballaggi alimentari e farmaceutici, sono invece riusciti a mantenere attive le proprie linee produttive, dovendo però interrompere tutte le produzioni non essenziali quali quelle rivolte all’automotive, alla meccanica, all’aerospaziale. Tutto questo ha determinato un calo sensibile in ogni settore come rilevato dalla nostra associazione.
Analizzando i dati dei singoli comparti più in dettaglio, l’estrusione ha evidenziato nell’immediato un calo del 25% prendendo il riferimento al primo semestre del 2020 paragonato a quello dell’anno precedente. Fortunatamente la riapertura di maggio, e la richiesta proveniente dall’estero (Stati inizialmente meno colpiti dell’Italia) ha permesso di mitigare parzialmente la negatività già al 30 settembre (sfruttando anche qualche giorno lavorativo in più nel mese di agosto), ed evidenziando in prospettiva un ulteriore parziale recupero per giungere probabilmente a fine 2020 con un calo medio del settore di circa il 10% (Figura 1). L’andamento degli estrusi è direttamente collegato anche ai produttori di billette di alluminio, la materia prima necessaria per la loro produzione, il cui risultato è stato paritetico.

Figura 3: Andamento del settore Laminazione in Italia dal 2010 al 2020
Figura 3: Andamento del settore Laminazione in Italia dal 2010 al 2020

La raffinazione di lingotti in lega secondaria o semi primaria, unita al mercato dei getti, ha manifestato un aspetto negativo ancora più marcato. Il settore stava già scontando un periodo abbastanza difficile nell’ambito dell’automotive, alle prese verso la transazione da motori termici a quelli ibridi prima di giungere a quelli totalmente elettrici. La pandemia ha bloccato completamente la vendita di autoveicoli (bene “non necessario” quando le persone non si possono muovere perché poste in “lockdown”, con cali nel settore delle vendite di auto a privati anche del 97% – aprile ’20 su marzo ’20 -). Il settore si è trovato quindi a metà anno con cali prossimi al 40%, rispetto ad analogo periodo dell’esercizio precedente. Anche per questi operatori però, da un lato la ripresa economica molto forte avvenuta in Cina – prima nazione ad uscire dalla emergenza sanitaria del Covid-19 – che ha richiesto un forte quantitativo di lingotti di alluminio in lega, importandoli anche dall’Italia, e dall’altro la spinta proveniente da una serie di incentivi Europei sui nuovi progetti di veicoli a basse emissioni, ha permesso di recuperare parzialmente il calo del primo semestre ed in proiezione attestarsi per il 2020 ad un calo poco inferiore al 20% (Figura 2).

Figura 1: Andamento del settore Estrusione in Italia dal 2010 al 2020
Figura 1: Andamento del settore Estrusione in Italia dal 2010 al 2020

Stesso trend anche per quanto riguarda la produzione di getti, che dovrebbe chiudere l’anno con un dato negativo di circa il 18% rispetto all’anno precedente. Il settore dei laminati d’alluminio è invece quello che ha performato meglio degli altri. Analizzato nella sua totalità, ha anch’esso evidenziato un calo delle produzioni, ma occorre fare dei distinguo: troviamo un valore positivo per coloro che maggiormente sono orientati alla produzione di imballaggi alimentari e farmaceutici (+5% come valore medio rispetto al 2019), sia per il venir meno nella prima parte dell’anno della concorrenza dei produttori cinesi (bloccati per la pandemia), sia perché tali settori hanno sempre potuto operare anche nei mesi più difficili di marzo ed aprile.
Purtroppo i produttori di laminati e i loro semilavorati, lastre/lamiere, dedite al settore dell’automotive, hanno risentito pesantemente del calo di questo settore, come già indicato per i raffinatori, giungendo anche a cali prossimi al 40% nell’immediato (post prima ondata di Covid), per poter parzialmente recuperare anch’essi da giugno in avanti.

Il dato annuo globale dei laminati, senza alcun ulteriore nuovo “lockdown” da qui alla fine anno, vede come detto un calo dello 7% rispetto al 2019, il primo dopo 9 anni di continua crescita (Figura 3). I cali dei singoli settori non potevano non avere ripercussione a livello nazionale sui consumi di alluminio, che si attesterà a un milione e otto centoventimila tonnellate, con una riduzione di circa il 12%, portando il consumo pro capite stimato per quest’anno a circa 30 kg/persona (Figura 4). Nel nostro settore questi cali rappresentano la crisi più profonda avvenuta in questo secolo, peggiore anche a quella del 2008, innescata allora da una crisi finanziaria, esplosa in modo evidente dopo il fallimento della banca d’affari americana Lehman Brothers.

Il 2020 non può e non deve essere però visto solo come un anno negativo

Da ogni crisi bisogna saper cogliere i lati positivi, riorganizzarsi, e ripartire con maggior slancio verso il futuro. Questo è quanto si può cogliere in diversi settori. Partendo per esempio da quello sanitario, tanti sono gli esempi di coraggio ed intraprendenza di persone od aziende che hanno messo il proprio ingegno per contrastare il Covid-19. Personalmente mi piace citare l’altruismo di una piccola startup italiana – ISINNOVA -, che ha saputo creare dispositivi medici per permettere ai pazienti di inalare ossigeno e continuare a respirare tramite una stampante laser ed una maschera da Sub reperibile nella G.D.O., salvando molte vite. Un altro esempio di resilienza deriva dall’ambito scolastico, dove le scuole hanno dimostrato una capacità di adattamento alla chiusura totale, introducendo la DAD, che tra mille problemi e difetti, ha aiutato gli alunni a proseguire nel loro percorso didattico. Sicuramente le lezioni in presenza sono ineguagliabili, ma la scuola in questo modo ha cercato di non fermarsi.
Così è stato anche nel nostro settore, dove la capacità imprenditoriale tipica di noi italiani, ha saputo mantenere compatta la filiera, e recuperare almeno in parte la mancata produzione lavorando, quando ritornato possibile, i sabati e per buona parte del mese di agosto, incitando anche corretti comportamenti tra i propri stakeholders, sia sanitari che etico-sociali come, per esempio,la campagna “#iopagoifornitori”.
L’aspetto più stimolante e ricco di prospettive per il nostro settore, ritengo potrà arrivare dalle decisioni della Commissione Europea. Dopo periodi di deriva verso singoli nazionalismi, di fronte agli effetti dell’epidemia sul sistema economico e produttivo europeo, la Commissione ha approvato il programma “Next Generation EU”, di natura e dimensioni straordinarie.

Il meccanismo, c.d. «per la ripresa e la resilienza», mette a disposizione 672,5 miliardi di euro (312,5 miliardi in sussidi e 360 in prestiti) per sostenere il sistema economico, sociale e produttivo dei diversi Paesi membri dell’Unione Europea, fissando priorità chiare per il suo impiego. Tra queste, nelle linee guida fondamentali per lo sviluppo Europeo del prossimo decennio, sono state indicate la transazione ecologica, l’efficientamento energetico e sviluppo tecnologico (nel cosiddetto piano del Green Deal), tre elementi che ben possono essere associati all’alluminio ed al suo utilizzo.
Le performance ambientali ed energetiche associate alla produzione e alla lavorazione, sommate alle infinite applicazioni del nostro materiale, che toccano ogni aspetto della vita quotidiana del cittadino e alle ampie prospettive di mercato previste in crescita, fanno dell’alluminio il “materiale del futuro”.

Mauro Cibaldi, presidente di Centroal
Mauro Cibaldi, presidente di Centroal

L’alluminio è infatti l’ideale per guidare la transizione ambientale ed energetica dell’Italia e dell’Unione Europea perché permetterebbe il raggiungimento delle linee guida tramite:

– La riduzione delle emissioni gas clima-alteranti,
– l’efficienza energetica delle filiere produttive,
– la produzione di materiali eco-compatibili,
– la realizzazione dell’economia circolare.

La filiera italiana dell’alluminio deve essere un riferimento per l’elaborazione delle politiche industriali del Paese perché:

A. L’alluminio contribuisce al risparmio di energia e al taglio di emissioni di CO2 in molti settori chiave: conferendo leggerezza a ogni genere di mezzi di trasporto, dall’aviazione al navale, passando per treni e automezzi di ogni tipologia; rendendo gli imballaggi più efficienti in termini di utilizzo e riciclabilità; consentendo la costruzione di edifici ad alta efficienza energetica.

B. La produzione di alluminio in Italia si basa al 100% sul riciclo infinito del rottame, che negli impieghi industriali: riduce lo smaltimento di manufatti obsoleti; riduce del 95% le emissioni globali di CO2 associate alla produzione di alluminio primario (attualmente non presente in Italia).
l’economia circolare, grazie alla valorizzazione del rottame di alluminio che è una preziosa “materia prima seconda”, permette la riduzione dello sfruttamento delle risorse terrestri; Centroal, con l’assistenza di Strategic Advice, all’interno del progetto di AFFG– Aluminium For Future Generation -, ha fatto propri i messaggi indicati dalla Commissione Europea per portare avanti nelle Sedi Istituzionali Italiane ed Europee i messaggi chiave del nostro materiale, suggerendo una serie di proposte di ausilio al nostro settore, di cui le principali sono: l’introduzione di meccanismi che incentivino gli investimenti in attività di recupero e riciclo dei rifiuti, nonché meccanismi di promozione dei prodotti costituiti da materiali riciclati e riciclabili quali l’alluminio. Ciò può essere realizzato attraverso una riduzione delle aliquote IVA per i prodotti realizzati con materiale recuperato. È inoltre necessario evitare appesantimenti burocratici e vincoli non necessari derivanti da un’interpretazione restrittiva delle norme nelle procedure autorizzative per le attività di recupero dei rifiuti (per esempio nelle A.I.A. e autorizzazioni End of Waste).

Figura 5: Sintesi dei punti di forza dell’alluminio per la transazione ecologica
Figura 5: Sintesi dei punti di forza dell’alluminio per la transazione ecologica

La promozione di misure volte alla decarbonizzazione nel settore automotive quali: la stabilizzazione del “Fondo per l’acquisto di autoveicoli a basse emissioni di Co2 g/km”, che ad oggi ha natura sperimentale e cesserà a fine 2021; la previsione di un premio temporaneo per autovetture e veicoli commerciali in stock di diverse alimentazioni; la premialità per l’impiego di materiali riciclati e riciclabili quali l’alluminio nell’automotive, per incentivare gli investimenti in componentistica sempre più leggera e eco-compatibile. la compensazione dei costi indiretti ETS per il settore dell’alluminio per tutto il periodo 2021-2030, in linea con quanto previsto dalla Commissione Europea, che dà facoltà di farlo agli Stati membri. La compensazione dei costi deve essere garantita allocando una percentuale adeguata dei proventi delle aste ETS. Nel concreto si tratta di andare oltre lo stanziamento, ancora troppo limitato (meno del 10% del gettito delle aste sui diritti di emissione), previsto dall’art. 13 del decreto-legge 101/2019 (cd. “Decreto salva imprese”) per superare il gap di competitività Italiana con l’industria degli altri Stati membri della UE.

Il miglioramento delle performance energetiche e ambientali del patrimonio edilizio integrando l’attuale normativa sul “Superbonus 110%” (art. 119 del decreto-legge 34/2020, cd. Decreto Rilancio) con la previsione di un sistema di certificazione che quantifichi e valorizzi la percentuale di riciclato presente nei materiali utilizzati in edilizia. Il Recovery Plan rappresenta una grande occasione per premiare, nel nuovo sistema di incentivi per il triennio 2022-24, i manufatti per l’edilizia che hanno un contenuto minimo di riciclo pari al 60% del totale, con la previsione anche di una categoria che premi le percentuali maggiori di contenuto di riciclo. Di tenore diverso, sempre dall’Europa, il 2020 verrà anche ricordato dal nostro settore (dopo anni di raccolta dati e richieste respinte), come “l’anno dei dazi”: infatti è diventato operativo il dazio anti-dumping sugli estrusi provenienti dalla Cina, e sono iniziate le investigazioni sui laminati e sul foglio sottile importati dallo stesso Paese. Si tratta di passi importanti a difesa dell’industria nazionale ed europea. La decisione della Commissione rende giustizia e sottolinea l’impegno a proteggere l’industria Europea dell’alluminio dagli effetti dannosi del commercio sleale. Non potevamo più permetterci, tra i principali mercati globali, di rimanere sprovvisti di misure protettive contro il dumping dei semilavorati di alluminio cinesi. Gli effetti di queste azioni si faranno vedere dal 2021 in avanti, ma il tutto è iniziato quest’anno. Quindi non solo pandemie e negatività in questo anno bisesto, ma anche prospettive di crescite e successi per il futuro!