F.A.R.O. 52 al Kilometro Rosso di Bergamo

L’evoluzione congiunturale globale, cosa sta avvenendo sui mercati, i perché e le giuste chiavi di interpretazione per non farci trovare impreparati

by Mario Conserva

Il Meeting 52 di F.A.R.O. Club al Kilometro Rosso di Bergamo, che si è svolto il 25 ottobre scorso con un ottimo successo di partecipazione, ha interpretato nel suo rinnovato format, i tanti interrogativi e le incognite dello scenario politico, economico e finanziario internazionale, con i segni di caos nei mercati ed elementi significativi di fragilità nella differenziazione tra le diverse aree. Legittime le preoccupazioni, come ha detto in apertura dei lavori Paolo Kauffmann, perché nonostante lo slancio che l’economia globale è riuscita a conservare per tutto l’anno in corso, si avverte l’impressione che i pericoli di un crollo siano dietro l’angolo, e questo soprattutto nel nostro Paese dove va di gran moda esprimere pensieri in libertà senza riserva, leciti per chiunque sia in ambito politico sia in campo economico. Dopo la introduzione ai lavori del fondatore di F.A.R.O., Arrigo Sadun, presidente di TLSG International Advisors, ha presentato la consueta visione strategica sui mercati internazionali, cominciando dall’analisi degli Stati Uniti, oggi l’unica economia davvero trainante al mondo. Secondo Sadun, è innegabile che, al di là delle stravaganze del personaggio, Trump abbia introdotto nello scenario politico mondiale un nuovo approccio a molte problematiche, con una ruvidezza inusitata e nessun rispetto delle regole, ma con l’innegabile successo di un tasso di crescita del 4%, riuscendo a doppiare il risultato del predecessore Barack Obama dopo aver scelto politiche economiche orientate alla crescita ed aver puntato su due leve essenziali, la riforma fiscale e le azioni amministrative per rimuovere i blocchi burocratici del sistema. Ed ha centrato l’obiettivo anche nell’impostare lo scontro con la Cina, il vero grande avversario per la leadership globale dei prossimi decenni, lanciando la sfida proprio al momento giusto, in una fase in cui Pechino è alle prese con il rallentamento del suo ritmo espansivo (al 6,5%) e le istituzioni locali devono prepararsi a gestire una transizione dalla quale dipenderà in larga parte il futuro del paese. Secondo il presidente di TLSG International Advisors siamo ancora alle prime fasi di un braccio di ferro fra le due potenze che va ben oltre la guerra sui dazi, lo scontro è destinato a durare anni ed è possibile che si inasprisca ulteriormente. La solidità della amministrazione Trump è sicuramente collegata all’esito delle elezioni di mid-term, con un exploit democratico previsto e atteso ma difficile da quantizzare nella portata. Potrebbe essere il preludio a una fase di stallo, con riflessi sulle manovre di agevolazione fiscale e di stimolo all’economia che hanno contrassegnato sin qui il trumpismo, ma non va dimenticato che il consenso popolare del presidente US è tuttora molto solido presso il suo elettorato perché Trump ha saputo coglierne e soddisfarne le esigenze cercando di ridistribuire in modo più equo i benefici della globalizzazione. La realtà è che anche dopo la solida vittoria dei dem, non sono prevedibili conseguenze sconvolgenti in campo economico, il loro obiettivo è quello esercitare un controllo più stretto sull’operato del presidente Trump e non lavorare per un crollo dei mercati; non c’è dubbio che una rapida stabilizzazione è nell’interesse di tutti.

La situazione europea e l’incertezza italiana
Guardando all’Europa, qui non mancano le situazioni di crisi, molte preoccupazioni vengono ancora dalla marcia verso la Brexit che secondo Sadun sta cominciando soltanto ora a far sentire le sue conseguenze più negative; problemi anche con la Germania, la perdita di credibilità politica di Angela Merkel riflette errori nelle scelte strategiche ed ha l’effetto di freno sull’economia e sulla industria tedesca che sta segnando il passo, con una Germania più debole tutto è più difficile in Europa. L’Italia, infine, e qui le note negative sono pesanti: Arrigo Sadun, concludendo la sua presentazione tra realismo e provocazione, ha paventato per il nostro paese il serio rischio di precipitare verso uno scenario argentino, nella pressoché completa assenza di reazione da parte dei player industriali. Questo è il vero punto nodale delle drammatiche incertezze che stanno agitando la nostra attuale stagione politica, un percorso pericoloso dettato da dilettanti allo sbaraglio e caratterizzato da un’affannosa rincorsa ai messaggini da supermercato, alle balle più colossali digerite con disinvoltura dai tifosi elettori, come l’ipotesi dell’acquisto dei nostri Btp da parte della Russia di Vladimir Putin.
Questo tema ha costituito l’aggancio con il successivo speaker Giorgio Arfaras, il quale ha subito precisato che il vero problema per l’Italia non sta tanto nel possibile sforamento dei tetti di deficit imposti dall’Europa, dal momento che una deviazione potrebbe essere giustificata, purché funzionale a un piano strutturato di rilancio dell’economia; la vera difficoltà è che la coperta finanziaria dell’Italia è troppo corta perché la si tiri da una parte verso il reddito di cittadinanza e dall’altra verso la risposta ai desiderata dei mercati e delle imprese. Da qui nascono le contraddizioni perché una parte dell’esecutivo ha costruito il suo successo sul consenso sociale e sullo stato sociale indipendentemente dal costo che essi potrebbero infine esigere, mentre il secondo azionista nel corso dei decenni ha stabilito legami forti e interessati con l’imprenditoria orientata dai concetti del merito e delle leggi economiche della domanda e dell’offerta, e difficilmente i due mondi possono dialogare e comprendersi.

I tavoli operativi sul risk management
Nel pomeriggio, ha preso il via il nuovo format, fatto di tavoli operativi per accendere il dibattito sulle soluzioni di risk management. Un pool di esperti, suddiviso per argomenti, ha presentato la situazione attuale e ha condotto un dibattito interattivo con i partecipanti. Sono così stati passati in rassegna argomenti vari, dalla copertura dei rischi commodity, con la partecipazione di Ed Meir, pluripremiato analista per l’accuratezza delle sue previsioni sui non ferrosi, e del Board di F.A.R.O, con i forecast per il 2019, alle valute e tassi, all’Energy, a nuovi temi molto attuali quali gli Smart contract e la Blockchain e le Metodologie di cost-saving.
Il nuovo format ha rappresentato senza dubbio un fatto molto positivo sotto l’aspetto organizzativo rendendo possibile per ogni partecipante la scelta degli argomenti di maggiore interesse per il proprio business, quindi consentendo ai Faristi di concentrare tutti i temi in un’unica intensa giornata di lavoro.