Risultati economici positivi

Segnali di stabilità e di progresso arrivano dalla filiera dell’acciaio nazionale, che lo scorso anno ha consolidato, e in taluni casi migliorato, i propri risultati economici e operativi rispetto al 2016. Restano comunque alcune criticità, che devono essere rapidamente affrontate: tra di esse, la tenuta del valore aggiunto; la perdita di redditività dei centri servizio, seppur dopo un biennio soddisfacente; la solidità carente di commercio di rottame e ferroleghe.
È quanto emerge dallo studio Bilanci d’Acciaio. L’analisi, ideata dall’Ufficio Studi siderweb e realizzata in collaborazione con il prof. Claudio Teodori e il ricercatore Cristian Carini dell’Università degli Studi di Brescia, valuta la situazione reddituale, finanziaria e patrimoniale delle imprese siderurgiche nazionali attraverso la lettura e l’interpretazione dei dati dei bilanci di esercizio 2017. Il fatturato totale della filiera siderurgica nel 2017 è stato di circa 48 miliardi di euro (erano 39,6 nel 2016, +21,1%). Il reddito netto è ammontato a 1,3 miliardi di euro (contro i 656 milioni del 2016). La redditività è progredita in molti comparti e cluster. Nonostante questo, le scelte gestionali, in particolare in alcuni comparti, non sono riuscite a migliorare la capacità di produrre valore aggiunto (7,6 miliardi di euro in totale). L’incidenza media del valore aggiunto sul fatturato è tornata ai livelli del 2015, al 15,5% (era stata del 17% nel 2016).
Il 79% del valore aggiunto complessivo è generato dalla produzione, il 7% dalla distribuzione, il 9% dai centri servizio e il rimanente 5% dal commercio di rottame e ferroleghe. Un assetto rimasto pressoché invariato rispetto al 2016.

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