La chiusura dello smelter di San Ciprián è sempre più concreta

Alcoa e le parti sociali non trovano un accordo sulla drastica riduzione di personale chiesta dall’azienda. Entro la fine di ottobre si conoscerà la sorte definitiva dello smelter spagnolo

La notizia che arriva dalla Spagna conferma ulteriormente il processo di riduzione della capacità produttiva europea di alluminio primario, penalizzata da costi operativi e dell’energia insostenibili nell’attuale situazione di bassi prezzi dell’alluminio e sovracapacità produttiva. Il caso più recente riguarda lo smelter di San Ciprián, sulla costa atlantica spagnola, controllato da Alcoa, che lo scorso giugno aveva avviato una trattativa con le parti sociali per concordare il licenziamento collettivo di 534 dipendenti dell’impianto. Trattativa che si è interrotta senza un accordo il 28 settembre 2020, lasciando poche speranze sulla continuità produttiva dell’impianto, dove i lavoratori hanno indetto uno sciopero ad oltranza. San Ciprián può produrre più di 228.000 tonnellate annue di alluminio primario, secondo il Rapporto annuale 2019 di Alcoa. Nel grande sito industriale è presente anche una raffineria di allumina con una capacità produttiva di 1,5 milioni di tonnellate l’anno. Da tempo circolavano dubbi sul futuro dell’impianto spagnolo, ma la crisi si è concretizzata lo scorso giugno, in piena emergenza Covid-19, quando Alcoa ha avviato una trattativa con i sindacati e le Istituzioni spagnole per procedere a un drastico piano di riorganizzazione industriale per fermare le gravi perdite finanziarie dell’impianto di alluminio. L’intenzione del gruppo americano è quella di arrestare la produzione di alluminio primario, con il conseguente licenziamento di 534 dipendenti, e di mantenere operativa solo l’area della fonderia, vale a dire una porzione minima dell’impianto.

Nel corso del’estate era stato raggiunto un accordo con i rappresentanti dei lavoratori per prorogare il termine del periodo di consultazione fino al 28 settembre 2020. Durante tale periodo, Alcoa aveva dichiarato che avrebbe preso in considerazione una potenziale vendita dello smelter a GFG Alliance, proprietaria del gruppo siderurgico e metallurgico inglese Liberty House. Tuttavia, dopo un lungo processo di negoziazione, GFG Alliance e Alcoa non hanno raggiunto un accordo. Alcoa ha infatti affermato che la eventuale cessione doveva riguardare il solo smelter di alluminio, mentre la raffineria di allumina di San Ciprián non era inclusa nel processo di vendita. A questo punto, per l’impianto spagnolo l’eventualità di una chiusura definitiva diventa sempre più concreta, anche se Alcoa il 29 settembre scorso ha dichiarato di voler rimandare la decisione definitiva di alcune settimane: “Secondo la tempistica concordata, se non fosse stato raggiunto un accordo di vendita entro il 27 settembre 2020, Alcoa ed i rappresentanti dei lavoratori si sarebbero dovuti incontrare per concordare un piano di ammortizzatori sociali che includesse i sussidi di disoccupazione sostenuti dal governo (ERTE) o l’attuazione di un licenziamento collettivo permanente. Il 28 settembre 2020, i rappresentanti dei lavoratori hanno rifiutato il piano proposto e per questo motivo Alcoa ha 15 giorni, secondo le normative spagnole, per prendere una decisione”.

Lo smelter di San Ciprián
Lo smelter di San Ciprián

L’alluminio primario europeo è sempre più penalizzato

San Ciprián è l’ultimo smelter posseduto da Alcoa in Spagna. In luglio 2019, il gruppo americano aveva venduto i suoi impianti spagnoli di Avilés e La Coruña alla società svizzera di private equity Parter Capital Group, dopo aver dichiarato che produrre alluminio primario in Spagna non era più redditizio. In seguito Parter ha venduto quasi il 75% del capitale alla società spagnola Grupo Industrial Riesgo. La ristrutturazione di San Ciprián e la cessione degli altri impianti spagnoli sembrano arrivare a seguito della debolezza dei prezzi sul mercato globale e della riduzione dei premi di trasformazione che comprimono pesantemente i margini per i produttori. Lo segnalava la stessa Alcoa nella nota dello scorso giugno che annunciava il piano di ristrutturazione: “Tali problemi strutturali comprendono elevati costi energetici e bassi prezzi dell’alluminio, che, insieme alla sovraccapacità globale, hanno causato perdite ricorrenti significative, che dovrebbero continuare in futuro. Il comitato aziendale europeo è stato informato del processo di consultazione informale durante una riunione tenutasi recentemente”. In effetti, il contratto di alluminio di tre mesi del London Metal Exchange ha registrato negli ultimi mesi medie di prezzi per tonnellata molto ridotti. Valori che non si riscontravano da gennaio del 2016.
In Europa, i premi per i prodotti a valore aggiunto in alluminio primario si attestano a livelli minimi record, valori non remunerativi per la maggior parte delle fonderie. Il premio della billetta per estrusione di alluminio 6063, ddp Spagna, è stato valutato a 230-250 dollari per tonnellata il 22 maggio, il più basso dal 2017.

Conseguenze anche per il mercato dell’allumina

Alcoa World Alumina and Chemicals (AWAC) – una joint venture tra Alcoa (60%) e Alumina Limited (40%), possiede e gestisce la raffineria di allumina di San Ciprián. La raffineria ha una capacità produttiva annua di 1,5 milioni di tonnellate di allumina, di cui circa il 70% è attualmente destinato allo smelter di Alcoa. I partecipanti al mercato dell’allumina sono preoccupati che la chiusura dello smelter spagnolo porterebbe ad un eccesso di offerta di allumina, aumentando ulteriormente la pressione sui prezzi in un momento di scarsità della domanda a causa della crisi innescata dalla pandemia di Covid-19.