Face: celebrazioni speciali per il 20° anniversario e Assemblea Generale 2018

La Federazione dei consumatori di alluminio in Europa continua la sua battaglia impegnandosi con l’Università LUISS di Roma sulla seconda fase del grande studio dedicato alla competitività del downstream
del metallo leggero in EU

by Roberto Guccione

Face, la Federazione dei Consumatori di Alluminio dell’UE, fondata nel 1998 da 42 membri di 8 Paesi europei, ha celebrato i primi venti anni di attività con un evento speciale che si è tenuto dal 22 al 24 giugno scorsi nella prestigiosa tenuta del Borro, un borgo medioevale nel cuore dell’Appennino toscano tra Arezzo e Firenze. Con un’ampia partecipazione associativa, l’assemblea generale del 23 Giugno ha definito la struttura della federazione che risulta per il prossimo biennio come segue:
• Malcolm McHale, Presidente
• Fabrizio Ciampoli, Alois Franke e Maurizio Sala Vice Presidenti
• Mario Conserva, Segretario Generale
• Roger Bertozzi, Consulente per le Relazioni Istituzionali e gli Affari di Governo.
Come noto, Face venne costituita specificamente per influenzare Bruxelles riguardo alla sospensione/eliminazione del dazio del 6% sull’alluminio grezzo non lavorato, una commodity globale, escludendo la Cina, con prezzi definiti a livello mondiale dal prezzo base LME più premi regionali/di prodotto, direttamente connessi tramite i costi della logistica e le rispettive situazioni regionali della domanda e dell’offerta di alluminio. In effetti le quotazioni giornaliere dell’LME formano un prezzo base comune globale, e i premi regionali rifletterebbero una differenza logistica riportata dall’arbitraggio in condizioni di una normale situazione di mercato.
Ma non è così, i dazi costituiscono una forma di sussidio a beneficio di alcune grandi aziende (comprese aziende con base al di fuori dell’UE in Norvegia e in Islanda) causando costi aggiuntivi alle industrie a valle, e minacciando la competitività di centinaia di imprese, con effetti su oltre 230.000 posti di lavoro in Europa. Nessuno di questi fatti è una novità, si sono spesso ripresentati con un impatto sui prezzi dei semilavorati di alluminio dell’UE negli ultimi 30 anni, sin dall’origine le questioni cruciali per l’attività di Face sono state le seguenti:
• Qual è la politica commerciale dell’UE per i prodotti di alluminio?
• Qual è l’impatto dei dazi sulle importazioni sul prezzo di mercato UE per l’alluminio non lavorato?
• Qual è l’impatto delle politiche commerciali UE sulla competitività dei trasformatori a valle?
Per dare una risposta a questi interrogativi, su iniziativa di Face l’Università Luiss di Roma condusse nel 2014 uno studio approfondito per valutare in modo esaustivo l’impatto delle politiche UE sulla competitività dei trasformatori a valle nell’industria dell’alluminio, e le conclusioni furono che l’UE è carente in metallo, questa scarsità è aumentata esponenzialmente durante gli ultimi anni perché i produttori hanno parzialmente o totalmente ricollocato le fonderie altrove, dimostrando che il sussidio celato dai dazi non serviva ad altro che a creare ingenti danni per 15 miliardi di euro fra il 2000 e il 2013 per il downstream dell’industria, la parte più consistente della catena del valore sia in termini di fatturato, sia del numero di addetti. Per comprendere in modo concreto la gravità di queste cifre, va sottolineato che il costo medio aggiuntivo per ogni tonnellata di alluminio consumata dai produttori di semilavorati nell’UE è di circa 120 euro.

I dazi continuano a danneggiare il downstream europeo
Oggi la situazione è se possibile ulteriormente peggiorata, la produzione di alluminio primario nell’Unione a 28 sta calando sempre di più, l’UE ha perso più di un quarto della sua capacità in termini di smelters nel periodo 2008-2016 a causa di un profondo processo di disinvestimenti e delle conseguenti numerose chiusure di fonderie, alcuni Paesi produttori di alluminio primario, come l’Italia, l’Olanda e il Regno Unito hanno cessato definitivamente o ridotto drasticamente la propria produzione negli ultimi anni, secondo European Aluminium, il numero di smelters attivi nell’UE è diminuito del 38% nel periodo 2002-2016. Ciononostante, l’industria è ancora gravata da dazi che continueranno a minare la forza competitiva del downstream dell’UE e ad ostacolare migliori rapporti con fornitori naturali per i trasformatori UE di alluminio. Un ulteriore rischio è quello di perdere una straordinaria opportunità di cooperazione, in una condizione di mercato in cui i trasformatori, estrusori, laminatori e produttori di getti di fonderia dell’UE cercano metallo di qualità per nuove leghe, soprattutto per applicazioni automotive, come getti strutturali di fonderia, laminati per carrozzerie e profili ad alta resistenza. Alla luce di questa situazione, la celebrazione dei venti anni di Face coincide tra l’altro con l’aggiornamento 2018 dello studio LUISS, per fornire un’effettiva valutazione strategica degli effetti delle politiche commerciali dell’UE sulla competitività degli utilizzatori di alluminio a valle non integrati, e di valutare in modo strategico la posizione relativa dei produttori a valle non integrati nell’UE nel prossimo futuro anche alla luce delle strategie delle aziende cinesi e delle nuove politiche commerciali USA. Al riguardo, la gravità della situazione di mercato che si è venuta a creare in EU in questi ultimi mesi indica con chiarezza che oggi come non mai è importante salvaguardare gli interessi della maggior parte del sistema downstream del metallo leggero in EU; non ci sono molti dubbi infatti che l’effetto sistemico combinato dei nuovi dazi USA del 10% sulle importazioni di alluminio, delle nuove tendenze dell’unilateralismo e del protezionismo, l’inasprirsi delle guerre commerciali, l’erosione del sistema multilaterale e l’uso di sanzioni e di misure extra-territoriali come arma economica e sostituto della diplomazia crea danni senza precedenti e pone a rischio la sopravvivenza del downstream nell’industria dell’alluminio nell’UE. L’UE ha ben poche opzioni per proteggere il sistema da un simile pericolo esistenziale, e non ci sono segnali per una diminuzione dell’escalation nel prevedibile futuro. In un tale contesto, l’eliminazione del dazio dell’UE del 6% sulle importazioni di tutte le forme di alluminio primario è necessaria e urgente, oggi più che mai, poiché si tratta dell’unico strumento politico di breve periodo che possa portare ossigeno e una competitività di importanza vitale all’industria europea dell’alluminio.