I nodi del dazio EU sull’alluminio grezzo

Le recenti vicende internazionali sulla guerra dei dazi scatenata dall’amministrazione americana, che ha preso di mira l’alluminio, insieme all’acciaio, riporta alla ribalta la strana situazione tariffaria in Unione Europea: qui manca notoriamente la produzione di metallo primario, i grandi produttori fanno a gara da anni per chiudere e delocalizzare gli smelter, ma inspiegabilmente invece di tentare di risolvere il problema alla radice, magari guardando alla questione dei costi energetici, si preferisce fare del piccolo cabotaggio continuando a regalare un sussidio che non protegge nulla, crea distorsioni e costa oltre un miliardo di euro l’anno ai trasformatori e agli utilizzatori finali, che perdono competitività sui mercati mondiali.

Tra le favolette inventate dai “pro dazio” c’è anche quella che basta approvvigionarsi di metallo duty-paid e non ci sono extra costi, ma questa è appunto una balla e ne forniamo qui l’evidenza ai nostri lettori con una breve analisi, forse un po’ noiosa ma sicuramente istruttiva. Fa capire in modo molto semplice come la lobby pro dazio permette ai produttori di metallo di praticare un ricarico pari al dazio su tutte le vendite di metallo sia duty-unpaid (DU), sia duty-paid (DP) ai clienti dell’UE.

Cominciando dall’inizio, vista la carenza di forniture interne adeguate nell’UE, è necessario attrarre fornitori esterni (off-shore) per soddisfare la domanda. La capacità di chiedere un premio regionale (rispetto al parametro dei lingotti standard) è l’incentivo che attira questi fornitori esteri, mentre il fondamento del premio regionale è il costo di trasporto/logistica dal produttore al mercato rispetto al costo di trasporto/logistica di fornitori alternativi. Ogni fornitore negozia il suo premio con i clienti e il “premio regionale” pubblicato da molte fonti internazionali specializzate rappresenta un indicatore aggregato ex post calcolato dagli osservatori di mercato.

È ovvio che i fornitori più vicini al mercato dell’UE saranno i primi ad essere attirati. Peraltro, se questo insieme di fornitori non fosse sufficiente a soddisfare le richieste dell’UE, il premio crescerà al fine di attrarre fornitori più distanti che tendono a essere fornitori DP.

Il premio medio si forma basandosi sulla “offerta di premio più alta” avanzata dall’insieme dei potenziali fornitori, che sono in grado di coprire perfettamente il divario fra offerta e domanda. In pratica questo vuol dire che l’offerta del fornitore più distante (ovvero, marginale) determina il livello di prezzo dell’UE.

Sebbene i fornitori abbiano diverse strutture dei costi, il prezzo dell’UE non tiene conto di queste differenze. Questo perché i fornitori, che già operano a pieno regime e quindi non hanno alcun incentivo o capacità di aumentare i loro volumi di vendita, non competono l’uno contro l’altro sul prezzo passando il vantaggio competitivo ai loro clienti, ed è questa realtà di mercato che determina il mantenimento del cosiddetto differenziale LME.
L’UE non ha produzione interna adeguata di alluminio grezzo, oltre il 70% del proprio fabbisogno è importato con regimi duty-paid o duty-unpaid. Per coprire questa carenza, che è stimata in 5,1 milioni di tonnellate nel 2017 e che continua a crescere, l’industria del downstream deve attirare metallo da fornitori esteri.

Negli ultimi cinque anni, il rapporto fra importazioni da fonti soggette a dazi nell’UE è salito dal 37% al 48% delle importazioni totali mentre la quota di importazioni da paesi non soggetti a dazi è calata dal 63% al 52%. La quota di metallo soggetto a dazio continuerà a crescere così come la domanda dell’UE per il metallo importato perché la nuova capacità produttiva di primario si sta approntando in Paesi soggetti a dazi dell’UE. Poiché gli stessi principi si applicano qui come con il fornitore marginale dal costo maggiore, la dipendenza dell’UE dai fornitori di materiale DP implica che il parametro del prezzo DP è diventato di fatto il riferimento per la fornitura di metallo primario agli utilizzatori downstream nell’UE. Poiché operano al pieno della capacità produttiva, i produttori DU non hanno incentivi a non seguire i livelli dei prezzi generati dai fornitori DP. Come risultato, tutti i fornitori DU hanno forti incentivi a praticare prezzi DP, che paghino il dazio o meno. Ne risulta che il prezzo pagato dai clienti downstream dell’UE sull’alluminio importato o domestico è quello offerto dai produttori DP anche là dove il metallo è prodotto internamente o importato senza dazi. In effetti, quindi, questo premio DP costituisce una tassa sugli utilizzatori downstream.