Obiettivo sicurezza massima… anche nella saldatura laser manuale

OPHWeld è la soluzione per la saldatura laser manuale di Optoprim che si distingue nel mercato grazie ad alcune caratteristiche fondamentali: compattezza, leggerezza ed ergonomia del manipolo, facilità d’uso, una particolare configurazione ottica e, soprattutto, sicurezza che si traduce in salvaguardia del personale e dell’ambiente di lavoro.

Se è vero che la prima impressione è quella che conta, la nuova soluzione studiata da Optoprim ha tutte le carte in regola per avere successo. Si tratta della nuova soluzione per la saldatura laser manuale OPHWeld, un prodotto innovativo sia tecnologicamente sia nel posizionamento, visto che si rivolge anche agli utenti finali e apre a interessanti prospettive.

L’impatto della facilità d’uso

Presentata in anteprima a MECSPE 2024, la saldatrice laser manuale OPHWeld di Optoprim si è fatta notare innanzitutto per le dimensioni compatte. «La caratteristica che più colpisce è la sua compattezza, grazie al sistema di raffreddamento ad aria, che la rende veramente portatile, piccola e compatta». A parlare è l’ing. Marco Montani, Application Lab Manager di Optoprim e Product Manager del prodotto OPHWeld, che fa notare come la nuova soluzione per la saldatura laser manuale abbia le medesime dimensioni di una saldatrice ad arco. «Altro elemento che viene subito notato da chiunque la provi è la leggerezza» racconta, «il manipolo pesa solo 680 grammi e questa caratteristica è molto apprezzata dagli addetti ai lavori; basti pensare a un operatore che deve saldare per diverse ore al giorno, alla fine del turno di lavoro leggerezza ed ergonomia del manipolo faranno la differenza».

Disponibile in tre modelli – OPHWeld 3.5, 4.5 e 6.5 – permette di saldare spessori di diversi millimetri su diversi materiali metallici: il modello 3.5 salda fino a 3.5 millimetri, mentre arrivano rispettivamente a spessori di penetrazione fino a 4.5 e 6.5 millimetri gli altri due. Tutti i modelli della gamma, inoltre, sono disponibili anche con la funzione “e-version” che, spiega Montani, «mette a disposizione una porta di segnali hard wiring, quindi digitali e analogici, che permette alla saldatrice di essere integrata in un’altra soluzione – l’applicazione più comune è il robot – ed essere gestita dal controllo di tale soluzione per fare saldature non manuali, bensì con un controllo remoto». L’OPHWeld è stata pensata e studiata in una configurazione ottica che le permette di avere nel punto di fuoco una densità di energia molto alta rispetto alle altre saldatrici laser presenti sul mercato, influendo positivamente sulle performance della saldatura e offrendo la possibilità di saldare senza particolari problemi anche i materiali alto-riflettenti, quali alluminio, rame e altri metalli che le tecnologie tradizionali ad arco faticano a trattare.

Sensori integrati e automatismi

Restando sempre nella prospettiva di rendere il lavoro del saldatore più facile ed efficiente, la nuova gamma di saldatrici laser è stata dotata di una serie di sensori di diagnostica interna. Questa dotazione permette alla saldatrice di misurare e monitorare vari parametri: la temperatura del vetrino di protezione, quella delle ottiche e, ancora, la temperatura all’interno della sorgente laser. Inoltre, monitora una serie di fotodiodi per accertarsi che la luce laser stia eseguendo il proprio percorso correttamente e senza problemi. I sensori integrati, quindi, consentono di avere una buona diagnostica dello strumento che lo preserva da eventuali danni. Grazie a questa caratteristica, precisa Montani, «l’utente finale non rischia di fare danni o di continuare a saldare con il vetrino di protezione sporco, come spesso accade. I sensori integrati consentono di avere subito visibilità sullo stato della macchina, evitando di proseguire nella saldatura e di peggiorare un eventuale problema».

Non solo, per l’esecuzione del lavoro, all’interno della macchina sono salvate 32 ricette, frutto della lunga esperienza applicativa di Optoprim. «Semplicemente l’operatore dovrà selezionare il tipo di materiale, di spessore e il tipo di saldatura che vuol eseguire (quindi la sua configurazione) – per esempio con l’utilizzo o meno del fi lo d’apporto – e la macchina si imposterà autonomamente sui parametri scelti. Per i saldatori più esigenti diamo anche la possibilità di customizzare le ricette, prevedendo altri 32 slot liberi in cui l’utente potrà salvare le proprie ricette. Questo rende la nostra soluzione molto facile da utilizzare!».

Nel tema integrazione rientra anche la funzione dello spingifilo di cui la macchina è dotata. Si tratta di uno spingifilo a filo freddo, completamente integrato e gestibile direttamente dal pannello della saldatrice, semplificandone così l’utilizzo. È dotato inoltre di pump back, ovvero della funzione di retrazione che evita che il
filo rimanga incollato alla fine della saldatura, migliorando così il processo. Infine, essendo uno spingifilo di derivazione TIG, ingloba tutte le funzionalità di questo tipo di saldatura, Montani precisa «ha una serie di parametri gestibili del filo e, in più, ha la funzione “spina di pesce”, nella quale il filo esce pulsato in sincronismo con lo specchio che fa oscillare il fascio laser; in questo modo il filo avanza nel momento in cui il fascio si trova al centro dell’ugello, consentendo di eseguire una saldatura esteticamente gradevole».

«L’intera gamma OPHWeld per la saldatura laser manuale lavora sui bassi e medi spessori ma, rispetto a una saldatura ad arco tradizionale, ha una velocità nettamente più elevata – dalle due alle sei volte, – dice il Product Manager – con il vantaggio intrinseco di aumentare la produttività nel suo complesso. Il calore trasmesso nel pezzo è estremamente limitato, quindi si riducono anche le zone termicamente alterate e la deformazione del pezzo, problema noto invece sui bassi spessori con la saldatura TIG».

La sicurezza al centro

Un occhio di riguardo, infine, è stato posto dall’azienda di Vimercate su un tema tanto delicato quanto essenziale, quello della sicurezza. «Come Optoprim facciamo parte della Scuola Sicurezza Laser e vogliamo promuovere proprio questa tematica» afferma Montani. «La saldatrice manuale richiede delle sicurezze in più» spiega «perché il laser che utilizza è di classe 4, la più pericolosa che esista sul mercato. Ciò significa dover prendere le giuste precauzioni in termini di sicurezza sia dal punto di vista personale sia da quello ambientale». Innanzitutto, il nuovo dispositivo offre alcune garanzie di sicurezza intrinseche, come la dotazione che evita al fascio laser di essere emesso inavvertitamente. «La nostra saldatrice laser ha una pinza “loop”, che va collegata al pezzo o al banco di saldatura. Nel momento in cui si appoggia l’ugello del manipolo sul pezzo, il contatto si chiude e solo quando viene premuto il grilletto della pistola il fascio può essere emesso».

Marco Montani, Application Lab Manager di Optoprim.
Marco Montani, Application Lab Manager di Optoprim.

Montani spiega come per porre in sicurezza i lavoratori, tanto coloro che utilizzano la macchina quanto coloro che si trovano nei pressi della zona di lavoro, gli stessi siano obbligati a indossare tutti i DPI – dispositivi di protezione individuale – testati per l’uso del laser. «Forniamo tutto l’abbigliamento per chi salda con il laser, quindi guanti, giacca e pantaloni appositamente testati per questo tipo di lavorazione, oltre al casco di saldatura completamente certificato per il laser». Presentato anch’esso nei primi mesi del 2024 come novità, il nuovo casco MASTR (questo il nome del prodotto) è realizzato da Univet e commercializzato da Optoprim in quanto distributore ufficiale del marchio per l’Italia. «Questo DPI è l’unione di un casco realizzato in uno speciale materiale plastico in grado di resistere alla radiazione laser, un filtro di protezione laser e un filtro di saldatura ad oscuramento automatico, ed è in grado di proteggere interamente sia gli occhi che il viso dell’operatore dalla radiazione laser e dalle radiazioni ottiche che si generano durante il processo di saldatura».

Per garantire invece la sicurezza dell’ambiente la soluzione indicata da Optoprim consiste nel creare una cella chiusa, al cui interno si collochino la saldatrice laser manuale e l’operatore. «Le porte devono essere interbloccate, la saldatrice ha a disposizione i contatti per poterla remotare a un interlock. Qualora la porta venisse aperta gli interlock interromperebbero immediatamente l’emissione del fascio laser. Si creerebbe così un ambiente chiuso dotato di una finestra di ispezione certificata laser e di tutti i sistemi di sicurezza. Questa la soluzione che noi consigliamo come la più completa dal punto di vista della sicurezza».

La sicurezza si impara

La sicurezza però non è fatta solo di dispositivi e di dotazioni, una parte preponderante è costituita dalla cultura e dalla preparazione sulla saldatura laser manuale. «È un tema che ci sta molto a cuore» dice Montani «per questa ragione stiamo cercando di sensibilizzare il più possibile i lavoratori, offrendo assieme alla vendita della saldatrice un pacchetto di formazione dedicata proprio alla sicurezza laser, in cui spiegare il funzionamento di un laser, i rischi che correrebbero in caso di utilizzo errato e come utilizzarlo nella maniera corretta».

Si tratta del resto di una tecnologia particolare, diversa dai tradizionali metodi di saldatura e rispetto alla quale vanno prese specifiche misure di sicurezza. L’obiettivo di Optoprim è che l’attenzione alla sicurezza diventi una priorità e che, soprattutto nell’utilizzo del laser, venga messa prima di tutto.

di Edoardo Oldrati e Raffaella Quadri

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