Attualità

Maurizio Sala: ”Il downstream europeo non è mai stato così potenzialmente forte e vulnerabile come oggi”

Il fondatore di Foundry Ecocer indica le maggiori criticità del sistema europeo dell’alluminio. Dazi USA, export crescente di rottame, CBAM e difficoltà di approvvigionamento di metallo grezzo mettono a rischio la stabilità dell’intera filiera industriale del metallo leggero

Foundry Ecocer venne fondata nel 2000 da Maurizio Sala, che riuscì a integrare differenti realtà industriali attive nel settore da decine di anni. Costruita su creatività, intraprendenza e concretezza tipica delle medio-grandi imprese italiane, Foundry Ecocer è oggi uno dei principali fornitori di prodotti chimici e ausiliari per fonderie non ferrose, presente in tutti i continenti dove si produce, si trasforma e si lavora il metallo leggero. La gamma di prodotti comprende flussi per il trattamento dei metalli fusi, mastici, ceramici, unità di trattamento, filtraggio e degasaggio, lubrificanti e distaccanti per i vari processi di colata, forni di attesa e fusione, e molti altro ancora. L’alluminio e sue leghe costituiscono la parte principale dell’attività dell’azienda, che offre prodotti e soluzioni per l’intera filiera industriale, dal metallo grezzo alle successive trasformazioni e lavorazioni sino ai prodotti finali. Maurizio Sala, Presidente, guida Foundry Ecocer insieme al figlio Fulvio, amministratore delegato dell’azienda, portando la sua profonda conoscenza della filiera globale del metallo leggero e dell’importanza crescente che ha questo segmento nell’economia industriale del nostro mondo. Il metallo alluminio ha infatti vissuto una crescita esplosiva dall’inizio del secolo scorso ad oggi, con crescita da qualche decina di migliaia di tonnellate del 1920 a più di 100 milioni di tonnellate prodotte lo scorso anno nel mondo. L’alluminio, con le sue innumerevoli leghe da fonderia, pressocolata e lavorazioni plastiche, come laminazione, estrusione e forgiatura, si impiega ovunque e in mille applicazioni: lo troviamo nelle costruzioni edilizie, nell’arredamento, nelle automobili ed ogni mezzo di trasporto, negli imballaggi, nei pannelli solari, nell’elettrotecnica e nell’elettronica, insomma per le sue caratteristiche tecnologiche ed applicative è dovunque serva leggerezza, resistenza, formabilità, durabilità, resistenza meccanica, flessibilità di impiego, insieme a straordinaria sostenibilità ecologica – ambientale per la ottima attitudine al riciclo che lo rende una banca di energia. 

Maurizio Sala, fondatore e Presidente di Foundry Ecocer, insieme al figlio Fulvio, amministratore delegato dell’azienda

L’alluminio è uno tra i fattori fondamentali per il rilancio del manufatturiero in Italia ed in Europa. Però oggi ci sono tante incognite da risolvere per assicurare a questo sistema industriale maggiori certezze, in Unione Europea ed in Italia, ne parliamo da tempo richiamando l’attenzione dei decisori sulla necessità di valutare e decidere di conseguenza. Come vede la situazione?

“Credo che la filiera dell’industria europea dell’alluminio non sia mai stata così potenzialmente forte e allo stesso tempo così vulnerabile come oggi, con tanti problemi da affrontare e risolvere alla svelta. In UE abbiamo un deficit di alluminio primario in continua crescita, che ha superato l’85% del nostro fabbisogno, tanto che dobbiamo acquistare circa 8 milioni di tonnellate all’anno di metallo grezzo. In parallelo, assistiamo a una perdita di rottami verso molti Paesi asiatici e verso gli Stati Uniti, oggi molto aggressivi a “proteggersi” anche dall’UE con i recenti dazi all’importazione di metallo leggero e suoi prodotti, ma molto spregiudicati nell’obiettivo di incentivare l’importazione di rottame di alluminio dall’UE, specialmente se di buona qualità, esentandolo completamente dai dazi all’ingresso. Occorrono scelte veloci e decise per evitare severe difficoltà al nostro continente ed in particolare all’Italia, che rischia di avere problemi sulla disponibilità di preziosa materia prima secondaria. Ricordo tra l’altro che alcuni provvedimenti sulla catena di fornitura del metallo leggero primario introdotte nel contesto della guerra in Ucraina limitano ulteriormente le fonti di approvvigionamento dell’UE di metallo primario e ci rendono eccessivamente dipendenti da rotte marittime lunghe, inquinanti, costose e rischiose. Con questo dirottamento di metallo primario green ed a basso contenuto di CO2 verso i nostri concorrenti asiatici si è anche ottenuto il grave risultato di incrementare il livello complessivo di emissioni globali di CO2.”

Non c’è dubbio che l’UE è sempre più in competizione con altri mercati, e in particolare ora con Stati Uniti, Cina e India, per l’approvvigionamento di minerali essenziali e materie prime strategiche come l’alluminio. Stiamo combattendo questa battaglia in una posizione di debolezza geopolitica e di gravi vulnerabilità, a partire dalla nostra mancanza di risorse naturali, dalle alleanze frammentate, da un mondo basato sulle transazioni e dalla totale dipendenza dalle rotte marittime. La difficile situazione geopolitica in Medio Oriente e in Ucraina deve costituire un preciso monito per ricordare che l’UE, per sostenere la propria sicurezza economica, deve mantenere aperte e valutare tutte le possibili opzioni per l’approvvigionamento di alluminio primario, al contempo continuando a sostenere sotto tutti gli aspetti e profonda convinzione il recupero ed il riciclo del metallo. Come vede la situazione dal punto di vista dell’industria di trasformazione a valle? 

“Mi sono impegnato personalmente per dare un deciso contributo attivo alle pressioni presso il Consiglio e la Commissione UE, oltreché sui nostri decisori in materia a Roma, richiedendo con precise motivazioni di rivedere urgentemente tutte le politiche e le decisioni relative ai nostri approvvigionamenti nazionali e internazionali di alluminio primario e secondario. Tutto questo al fine di tenere sotto controllo e superare i crescenti rischi e le attuali difficoltà, quindi contribuire a garantire alla nostra industria forniture di alluminio sufficienti, stabili, competitive e a basse emissioni di carbonio. E’ esemplare la nostra contrarietà verso il CBAM, che abbiamo presentato recentemente e direttamente a Bruxelles. Nella forma in cui è presentato attualmente, il provvedimento penalizzerebbe l’intero sistema industriale dell’alluminio. Abbiamo chiaramente sottolineato che secondo noi l’introduzione di una nuova tassa (perché ad oggi il CBAM è da considerarsi una vera e propria tassa) in un momento in cui il settore industriale nella sua globalità sta attraversando un momento di crisi, è un evidente errore che rischia di destabilizzare tutto il ‘sistema alluminio’ europeo. E’ evidente la confusione che ha portato alla creazione di questa tassa: nella forma attuale, il CBAM oggi creerebbe grandi problemi anche alle dogane per quanto riguarda l’import-export. Questo perché non esistono tabelle che chiariscano come comportarsi con i prodotti contenenti alluminio. Il buon senso ci dice che, per evitare questi problemi, disagi, costi inutili e l’evidente disallineamento contabile, sarebbe utile posticipare tutto al 2027 in concomitanza con i certificati. E’ inoltre urgente liberalizzare le importazioni di materie prime, iniziando dall’ormai indispensabile eliminazione totale della incomprensibile tariffa daziaria sull’importazione di alluminio primario e ponendo in parallelo le opportune misure tariffarie di protezione contro il flusso in uscita dei rottami, che regala preziosa energia ai concorrenti internazionali. Ribadiamo al riguardo che il problema daziario principale riguarda la tariffa fino al 6% sull’importazione dell’alluminio grezzo, una misura che andrebbe riconsiderata perché va a tassare una materia prima che non produciamo più in UE. E’ una misura protettiva pensata in un contesto superato, quando il costo dell’energia elettrica rendeva conveniente la produzione primaria degli smelter anche in Europa. Oggi di quell’apparato produttivo è rimasto poco o nulla in UE, il costo dell’energia ha spinto le multinazionali produttrici di metallo primario a chiudere via via gli smelter europei. Oggi il fabbisogno interno di alluminio grezzo primario è coperto quasi esclusivamente da importazioni extra-UE su cui appunto grava un dazio sino al 6%, un extracosto che pesa sulle aziende del downstream. La realtà è che la nostra filiera dell’alluminio ha oggi un assetto completamente diverso da quello delle origini nel secolo scorso, basata com’era su grandi imprese integrate. Oggi occorrerebbe piuttosto un nuovo assetto normativo per stimolare la produzione europea di alluminio da riciclo, proteggendo i nostri remelter e, lo ripeto, impedendo la fuga di prezioso rottame verso paesi extra-UE”. 

Dopo questa panoramica sul sistema industriale dell’alluminio, che costituisce appunto una area di grande rilevanza per l’attività di Foundry Ecocer, possiamo concludere questo incontro con una sintesi delle vostre attività di punta? 

“Cercherò di sintetizzare in pochi punti le strategie di miglioramento su cui ci siamo impegnati in questi ultimi tempi, i risultati ottenuti che riteniamo anche superiori alle aspettative, e le conseguenti strategie per rendere più solida e sempre più a misura d’uomo la Foudry Ecocer.  Inizio dalle questioni energetiche e di sostenibilità, che abbiamo toccato più volte in questo incontro. Quello dell’energia è un punto di primaria importanza. Energia e sostenibilità sono da anni per noi un punto centrale, che abbiamo affrontato con l’autoproduzione energetica da fotovoltaico, e l’obiettivo già in vista è quello di superare il 30% di copertura energetica interna entro quest’anno, con il risultato di ridurre la dipendenza esterna ed i costi operativi. Il risultato positivo ci consentirà di migliorare ulteriormente le condizioni operative in fonderia, favorirà l’orientamento a prodotti meno inquinanti, porterà a ridurre emissioni e dispersioni. Molto importanti gli interventi per l’aggiornamento di macchine e impianti e quindi lo sviluppo delle nostre performance complessive. Abbiamo puntato su due scelte di fondo, installando in primo luogo una nuova pressa per la produzione di flussi in tablet di piccole dimensioni, che permettono la riduzione dei tempi di fusione nelle fonderie di alluminio ed una migliore resa complessiva dei processi. L’altra scelta è stata quella di installare un nuovo granulatore aggiuntivo, per trasformare i materiali in polvere in granulati.  Anche in questo caso, il prodotto porta vantaggi immediati con la diminuzione dell’inquinamento da polveri (minore aspirazione e dispersione), maggiore utilizzabilità del materiale (meno scarti e perdite), mantenimento dei costi stabili per garantire sostenibilità economica. Concludo accennando agli obiettivi strategici che ci poniamo come sempre per gli sviluppi futuri di Foundry Ecocer e di tutte le aziende che ci seguono. Punteremo in primo luogo ad assicurare un’offerta di solo materiali granulati, in modo da evitare problematiche operative nei forni e ridurre gli impatti ambientali; abbiamo in preparazione al riguardo opportune linee guida tecniche per l’uso di materiali meno inquinanti (chimico-fisici) in fonderia. Svilupperemo infine ‘Foundry Ecoservizi’, focalizzata su soluzioni adeguate e misurate sulla singola fonderia per essere meno inquinante e più efficiente”.

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