La questione delle sanzioni si fa sempre più intricata e contorta 

A cura di Mario Conserva

Ritorniamo ancora su un argomento su cui occorre vigilare al massimo, perché decisioni improprie potrebbero avere conseguenze devastanti per il manifatturiero dell’Unione Europea.
Parliamo delle richieste per sanzioni verso l’alluminio russo, tentativi di estromettere dal mercato con finti presupposti etici un competitore a tutto guadagno di multinazionali più attente ai propri bilanci che alla salvaguardia e allo sviluppo del mercato e agli interessi di trasformatori e consumatori a valle. Tanto più in Unione Europea, dove tocchiamo con mano i deficit produttivi di alluminio primario e l’assenza di strategie serie per il futuro. Ricordiamo che da queste colonne ci siamo opposti sin dalla fine dello scorso anno, insieme ad altre importanti associazioni europee, a quello che abbiamo definito come “… un tentativo oligopolistico di trasformare l’UE in un mercato vincolato…”, capace di minarne le possibilità in un segmento fondamentale come è quello dell’alluminio. E’ possibile che con i nostri appelli abbiamo dato un piccolo contributo ad evitare un rischioso salto nel buio, ma i tentativi di assalto proseguono, e si concentrano questa volta sulle importazioni di prodotti come la vergella, il foglio e alcune tipologie di estrusi di alluminio. La prima impressione è che ci sia non solo molta confusione di idee e nessuna riflessione sulle conseguenze negative per il sistema e i consumatori dell’UE, ma anche nessun pensiero e rispetto per l’agenda verde dell’UE e per le sue ambiziose e sostanziali politiche distintive. È un esempio emblematico il caso della vergella di alluminio. Rusal era il maggiore fornitore di vergella di alluminio dell’UE con oltre 70 mila tonnellate nel 2022 e Italia, Polonia e Spagna ne sono stati i maggiori importatori. Come noto, la vergella ha svariati impieghi finali, ma l’applicazione principale è nei cavi per trasporto e distribuzione di energia, un segmento di punta per il ruolo che può avere nell’ottimizzare l’impronta di carbonio delle imprese europee. Se consideriamo che la vergella di alluminio che si vorrebbe sanzionare è tra le più ecologiche al mondo, arriviamo ancora alla conclusione che dobbiamo contrastare con ogni sforzo richieste insensate che comporterebbero non solo un significativo aumento dei prezzi a danno di utilizzatori e consumatori finali, con ulteriore declino della competitività dei produttori europei rispetto ai loro concorrenti in Asia, Medio Oriente, ma anche regalerebbe alla concorrenza internazionale un materiale ecologico per ridurre l’impronta di carbonio.