Alle origini del downstream italiano dell’alluminio

La straordinaria attualità di una tesi di laurea dell’anno accademico 1935-36 alla Facoltà di Scienze Economiche e Commerciali dell’Università di Genova, che coglie le straordinarie potenzialità del nuovo metallo leggero e ne prevede l’affermazione in tutti i principali settori applicativi.

L’alluminio nei primi anni ’30 del secolo scorso aveva pochi decenni di vita effettiva, eppure già c’erano tecnici ed economisti dall’occhio lungo che ne intravvedevano con lungimiranza le grandi prospettive di crescita. Fa impressione ricordare che solo 123 anni fa la produzione di metallo primario nel mondo, con paesi pionieri la Francia, seguita da Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Svizzera, era stimata a poco più di 7 mila tonnellate, oggi abbiamo quasi raggiunto una produzione di 80 milioni di tonnellate e guardiamo all’obiettivo entro pochi lustri dei 100 milioni di tonnellate. Abbiamo ricevuto da un amico, il figlio dell’autore Alessandro, la Tesi di laurea dell’anno accademico 1935-36 alla Facoltà di Scienze Economiche e Commerciali dell’Università di Genova del dottor Augusto Puri dal titolo “L’alluminio con particolare riguardo alle sue applicazioni in sostituzione di metalli di importazione e prospettive economiche”, relatore prof. Giuseppe Camillo Manuelli, e ci ha colpito la lucida attualità con cui si valutava la questione relativa a questo nuovo metallo per lo sviluppo politico-economico del Paese e per le possibili prospettive di incremento ed emancipazione industriale.  In effetti, già in quegli anni si era fatto un buon lavoro in Italia, così come in altre importanti aree in Europa e negli Stati Uniti, per inquadrare sistematicamente dal punto di vista tecnologico e metallurgico il metallo leggero e il numero crescente di sue leghe con un’ampia gamma di caratteristiche meccaniche, di resistenza alla corrosione, di lavorabilità. Era già disponibile molta letteratura per spiegare ai tecnici il nuovo materiale leggero, ma la comunicazione sulle potenzialità e i possibili impieghi del nuovo materiale era molto scarsa, anche con messaggi informativi semplici. All’epoca, l’alluminio era in primo piano soltanto per l’impiego elettrico e il dibattito tra addetti ai lavori si focalizzava principalmente sulla sua leggerezza e i suoi vantaggi rispetto al rame, il materiale per eccellenza per i conduttori elettrici, ma ben più costoso, più pesante dell’alluminio e tutto da importare. Ed è infatti sul quadro degli impieghi finali che si concentra l’attenzione della tesi, prendendo in esame il quadro di riferimento e le tendenze di quegli anni. Riportiamo alcuni brevi stralci del lavoro, per la valenza contemporanea di molti spunti e per sottolineare quale robusto patrimonio di esperienze e conoscenze del segmento si siano costruite nel nostro Paese in poco più di un secolo.

Gli impieghi a valle

Dopo aver minuziosamente elencati i segmenti di impiego finale dell’epoca secondo una statistica americana, che riportava: “… Trasporti 28%; Conduttori elettrici 16%; Utensili da cucina 16 %; Meccanica pesante 8%; Acciaieria 8%; Fonderia 8%; Edilizia 3%; Industria Chimica 3%; Industria Alimentare 1%; Altri Impieghi: rimanenza”, proprio dalle applicazioni elettriche partono le prime considerazioni contenute nella nostra tesi di laurea circa gli impieghi a valle.

“Nelle centrali elettriche, sottostazioni di trasformazione, cabine ed impianti di distribuzione, veniva un tempo impiegato quasi esclusivamente il rame, per i conduttori a bassa, alta, altissima tensione. In questi ultimi anni però si può dire che l’alluminio e le sue leghe stanno soppiantando il rame con risultati soddisfacentissimi. I vantaggi (del metallo leggero) si rilevano principalmente riguardo a:

– maggior conduttività rispetto al riscaldamento a carico normale;
– miglior comportamento in caso di corto circuito;
– minor resistenza al passaggio di corrente nei giunti di collegamento;
– minor effetto agli archi elettrici;
– facilità di lavorazioni e montaggio”. 

Autoveicoli e treni più leggeri

Passando al settore dei trasporti, qui si sofferma di più l’attenzione perché “I progressi nella metallurgia delle leghe leggere hanno permesso di realizzare un considerevole risparmio di peso e per conseguenza guadagno di carico utile. Ad esempio, una cassa da camion veloce, di 5 t di portata, con armatura costituita, come la carlinga di un aeroplano, da longheroni e montanti in Duralluminio (sostanzialmente la lega 2014, realizzata da Wilm nel 1909, tra le prime leghe da invecchiamento, con resistenza anche a caldo e tenace, poi perfezionata nella variante Avional 14), con rivestimento esterno in lamiera sempre di duralluminio e porta posteriore fusa in Silumin (lega da fonderia Al-9/10 Si), pesa solo 800 kg, invece dei 2300 kg se eseguita col sistema classico di legno e lamiere d’acciaio”.

Molto interessanti quindi gli aumenti di capacità e la diminuzione di peso morto consentiti dall’uso di alluminio dal punto di vista della razionalizzazione dei trasporti. Interessante è ancora la ricerca della leggerezza nelle ruote: “Le ruote a disco pieno in Silumin sostituiscono le ruote in lamiera d’acciaio (di un camion) con un guadagno di 20 kg per ruota. Sulle otto ruote di un camion a ruote posteriori e due di scorta, il guadagno è di 160 kg di carico utile, inoltre la diminuzione del peso non molleggiato migliora la marcia del veicolo e logora meno le strade”.

Attenzione anche ai trasporti su rotaia: “La Chemin de Fer du Nord usava su vasta scala leghe di alluminio sin dal 1923, per la costruzione di vetture leggere sperimentali. Furono costruiti 23 vagoni utilizzando lega leggera, riducendo il peso totale di 4500 kg per vagone, oltre il 60% di risparmio, sostituendo 2,5-2,8 kg di acciaio con 1 kg di metallo leggero. Le prime applicazioni dei metalli leggeri nelle Ferrovie Italiane sono precedenti alla prima guerra mondiale e consistevano in lamiere di alluminio non legato; in seguito si passò all’Anticorodal per l’ossatura (sostanzialmente l’attuale lega 6063) e all’Aluman (lega 3003) per il rivestimento”. Sono poi riportati nella tesi ampi riferimenti ed apprezzamenti su impieghi innovativi delle nuove leghe leggere in vari autoveicoli dell’epoca, su imbarcazioni ed in aeronautica. 

I primi passi dell’alluminio in edilizia

Poco sviluppato il settore delle applicazioni in edilizia, all’epoca l’alluminio veniva visto in questo segmento quasi unicamente come materiale per accessori in funzione decorativa, ed infatti la Federazione Nazionale dei Proprietari di Fabbricati sosteneva che “Tutte le decorazioni, infissi, zoccoli, rivestimenti, isolanti di suono e calore, serramenti, rubinetterie, materiali elettrici, cucine, impianti, di riscaldamento, eccetera possono essere ben realizzati con il materiale alluminio. Anche per le costruzioni interamente metalliche l’alluminio trova applicazione e può benissimo sostituire i metalli tradizionali; si ha notizia in un pesante piano stradale di un ponte sostituito con alluminio”. Pochi riferimenti anche per lo sviluppo nel settore architettonico ed edilizio, che avverrà solo negli anni ‘60, ma c’è buon fiuto nella tesi nel prevedere le tendenze: “Nel campo dell’edilizia e dell’architettura molto dunque si può fare con questo metallo nazionale, basta che gli imprenditori vincano quel senso di diffidenza che purtroppo ispira ancora l’alluminio”. Per concludere, pochi accenni al settore imballaggio in alluminio, ai primi passi in quegli anni in applicazioni plausibili come ”… scatole, astucci, tubetti per profumeria e medicinali, applicazioni note, altre in via di sviluppo per sostituire la banda stagnata negli scatolami per alimenti conservati, oltre alla carta di alluminio che è entrata nell’uso comune per l’avvolgimento di formaggi, dolciumi, cioccolata, tabacchi,  eccetera”. Profetiche e straordinariamente attuali le note conclusive della tesi di Augusto Puri: “L’industria italiana dell’alluminio, benché giovane, è fondata su solide basi con notevoli possibilità di accrescimento e ciò consente di prevedere la trionfale affermazione in tutti i campi dell’alluminio, che sarà veramente il metallo dell’avvenire”. Un po’ di retorica, ma è indubbio che il sistema italiano del metallo leggero, a distanza di quasi 90 anni, è forte e solido, in posizione leader in Europa. Auguriamoci che si sappia e si possa mantenerlo tale.