Le sanzioni degli Stati Uniti contro Rusal

Considerata l’importanza di Rusal nel sistema mondiale dell’alluminio, gli effetti delle sanzioni Usa si estenderanno ben oltre i confini russi

di Alberto Pomari

L’Office of Foreign Assets Control(OFAC) del Dipartimento del Tesoro statunitense ha congelato le attività e vietato i rapporti con sette oligarchi russi e le società a loro collegate, e tra queste è inclusa la UC Rusal. Siamo di fronte ad un fatto nuovo, ad una nuova visione del mercato che può avere conseguenze devastanti, perché Rusal è il più grande produttore di alluminio primario al di fuori della Cina, ha prodotto 3,7 milioni di tonnellate di alluminio primario nel 2017, cioè il 13% dell’alluminio primario mondiale prodotto al di fuori della Cina. In più, il problema riguarda anche altri 5 milioni di tonnellate di metallo di origine russa che sarebbero attualmente stoccate in Europa, Nord America e Asia. Secondo le stime di un importante analista come Harbor, Rusal dovrebbe essere il maggior produttore mondiale di metallo non legato P1020 con circa 1,8 milioni di tonnellate all’anno, ed il terzo produttore, alle spalle di EGA e Rio Tinto, di formati in alluminio e leghe a valore aggiunto, come placche da laminazione, billette da estrusione, pani di leghe da fonderia, vergella e lingotti di alluminio ad alta purezza. Le sanzioni, in vigore dallo scorso 6 aprile, hanno già avuto conseguenze, e molte aziende hanno bloccato di fatto gli acquisti di metallo da Rusal. Non c’era ragionevolmente da aspettarsi altro, è chiaro che nessun operatore, statunitense o no, ha voglia di effettuare operazioni con il metallo primario russo correndo il rischio di essere sanzionato dagli Stati Uniti. Nell’immediato, gli effetti dovrebbero essere quelli di restringere considerevolmente il mercato spingendo gli acquirenti ad individuare alternative di approvvigionamento, cosa non sempre semplice; la decisione del governo Trump dovrebbe quindi avere in prima battuta un effetto sostanzialmente rialzista sia per le quotazioni LME dell’alluminio sia per i premi, poiché molti grandi utilizzatori si sentiranno compressi dalle nuove difficoltà di acquisire metallo, molti grandi trader si troveranno in posizione corta e alla ricerca veloce e magari affannosa di altre fonti sostitutive di approvvigionamento di alluminio. Sul lungo periodo, nessuno si azzarda a dare previsioni, molti evocano serie probabilità di caos sul mercato; è chiaro che se gli operatori dell’alluminio di tutto il mondo occidentale decidessero di non comprare il metallo di origine russa per paura di sanzioni secondarie, o nella migliore delle ipotesi, di lunghi e fastidiosi contenziosi burocratici, ci troveremmo paradossalmente con il 13% della produzione di alluminio primario non cinese ed il 25% delle scorte mondiali di alluminio primario rimosso dal mercato. Alla luce di questa possibilità, la guerra di Trump per i nuovi dazi su alluminio ed acciaio sarebbe poca cosa rispetto all’effetto sanzioni contro Rusal.