Lo scenario economico fra PIL e inflazione

L’inflazione preoccupa, ma il settore della strumentazione tiene duro: il PIL cresce, le PMI hanno una struttura solida, l’export e gli investimenti del PNRR fanno ben sperare. Sono alcuni dei temi caldi di cui si è parlato all’ultima assemblea G.I.S.I.

Durante l’assemblea dei soci G.I.S.I., che si è tenuta lo scorso maggio, gli occhi erano puntati sull’economia. Il presidente Roberto Gusulfino ha presentato l’Osservatorio 2023 sull’andamento del mercato nazionale nel comparto della strumentazione. Si tratta del consueto studio economico/finanziario delle aziende del settore, con un focus sull’andamento del mercato italiano delle principali famiglie di strumenti di misura e controllo. Mentre è stata registrata una crescita dell’11% nel 2021 rispetto al 2020, per il 2022 si prevede un +8/9%, e in particolare: pressione, livelli, temperatura >10%; analisi liquidi/gas, temperature e valvole circa 8%; portata 5%. C’è stata una crescita dovuta in parte all’aumento dei prezzi, e in parte all’effettiva crescita del mercato in termini di numero di pezzi venduti. I settori che spiccano sono: oil&gas (esclusi i progetti in Russia purtroppo), food&beverage, il farmaceutico con una crescita moderata dopo le punte toccate durante la pandemia, e il power che procede con ottime prospettive. Le problematiche da affrontare sono ancora una volta l’aumento dei prezzi e i ritardi nelle consegne dovuti alla mancanza di materie prime, di chip e alle ridotte capacità produttive.

I trend mondiali del settore

Per quanto riguarda le tendenze mondiali nel settore dell’automazione e della strumentazione, secondo i dati MarketsandMarkets è previsto che il mercato passerà da 9,8 miliardi di dollari del 2020 a 19,6 miliardi entro il 2026. «A questo punto la questione non è più se adottare l’automazione, quanto piuttosto a quali tendenze guardare» ha affermato Gusulfino. «I fari in particolare non possono che essere puntati sulla transizione energetica e la tutela dell’ambiente, la digitalizzazione, industria 4.0, la manutenzione predittiva, qualità, sicurezza e sostenibilità».

Per quanto riguarda i macrotrend, sulla scia della transizione energetica spiccano: l’idrogeno, con importanti investimenti previsti a partire dal 2024; l’energia green, quindi biogas e biometano; il gas naturale liquefatto (LNG). Molte aspettative riguardano i progetti che rientrano nel PNRR (piano nazionale per gli investimenti complementari) legati a transizione energetica, ambiente e sostenibilità. Bisognerà fare ancora i conti con le ripercussioni geopolitiche mondiali della guerra in Ucraina, l’aumento dei prezzi, l’inflazione e i consueti problemi di consegna. Di questi temi caldi ha parlato Giampaolo Vitali, economista CNR-IRCrES, docente di economia europea presso l’Università di Torino, e segretario del GEI (Associazione Italiana Economisti d’Impresa). 

Il PIL cresce più del previsto ma l’inflazione persiste

Durante il suo consueto intervento sullo scenario economico dei settori G.I.S.I., Vitali ha delineato un quadro positivo, perché le aziende crescono nonostante la situazione complessa. Dal punto di vista macro, internazionale, europeo ma soprattutto italiano, tutte le previsioni di crescita per il nostro Paese erano pessimistiche rispetto a quello che poi si è registrato nel 2022 e in questo inizio di 2023. Tant’è che le istituzioni nazionali e i centri di ricerca hanno rivisto le stime della crescita del PIL di quest’anno, aumentandolo dallo 0,8% all’1,2%. Sono state modificate anche le previsioni sull’inflazione, il tasto dolente. «Sia l’OCSE che EY e la Commissione Europea dicono che l’inflazione in Europa sarà più difficile da combattere rispetto a un paio di anni fa. E secondo me lo sarà soprattutto in Italia. C’è infatti una certa persistenza. Non è più un problema di inflazione da costi dell’energia e delle materie prima, ma di inflazione interna al sistema» sottolinea Vitali. Come lo scorso anno, la causa principale è la rottura delle catene di fornitura con colli di bottiglia nella produzione. C’è poca offerta perché i produttori hanno scarsità di componenti e semilavorati. La politica monetaria inizialmente è rimasta neutra, pensando che ci sarebbe stato uno sblocco nel giro di pochi mesi. Ma la guerra in Ucraina ha acuito tutto. Quando finalmente i colli di bottiglia si sono snelliti, il livello dei prezzi è rimasto leggermente più alto rispetto al periodo pre-Covid, ed è su questo livello che si sono innescate le problematiche relative alla crisi energetica per l’invasione russa. Ora la politica monetaria è intervenuta pesantemente. 

C’è il rischio del calo dei consumi, ma export e PNRR aiutano

«Si prevede che entro il 2024 l’inflazione tornerà al 2%: il problema è crederci. Chi va a fare la spesa ha una percezione diversa: ad esempio, secondo i dati Istat il fresco (frutta, verdura e via dicendo) è aumentato del 50%. Quello che interessa alle aziende G.I.S.I. sono gli effetti di questa inflazione, perché se le imprese continuano ad aumentare i prezzi, i clienti cominciano a dubitare sulla reale giustificazione di questi aumenti. L’erosione dei salari e del potere di acquisto viene compensato con sussidi pubblici, in deficit fra l’altro» afferma Vitali. Nel 2022 e in parte nel 2023 i consumi non si sono ridotti, perché le famiglie utilizzano i risparmi. «Se entro la fine dell’anno e nel 2024 l’inflazione persiste oltre le stime ufficiali, e credo sarà così, ci sarà un calo dei consumi. Gli effetti del costo della vita sulle imprese industriali hanno un gap temporale di qualche mese, se non di uno o due anni. La cosa positiva è il PNRR, grazie al quale continueranno a esserci importanti investimenti pubblici che si rifletteranno sulle aziende private e sui clienti delle imprese G.I.S.I., perché la strumentazione tocca orizzontalmente tutto il sistema industriale italiano». Purtroppo le prospettive di medio periodo per quanto riguarda l’inflazione sono negative. La domanda estera per fortuna dà soddisfazioni: lo scorso anno ha segnato il massimo storico. Le imprese G.I.S.I. che esportano potranno continuare a farlo, ovviamente all’interno di una nuova divisione mondiale (esportare in Russia è impossibile o molto difficile, mentre il protezionismo degli Stati Uniti non aiuta). Ma le PMI fanno bene il loro lavoro, e secondo Vitali nel 2023 riusciranno a mantenere questo primato.

La struttura delle aziende è solida

Vitali ha poi riassunto i dati pubblicati nell’annuario G.I.S.I. Parliamo di un’analisi dei bilanci di 258 PMI associate e non, ma sempre attive nei settori di interesse. La struttura patrimoniale è solida, quella finanziaria è buona. Il fatturato del 2021 è aumentato rispetto al 2020. La crescita c’è stata non solo in termini di fatturato, ma anche di redditività. Parliamo di imprese robuste che hanno sopportato la crisi pandemica, e che sono andate bene nel 2022. Il dubbio è se adesso con la forte ascesa del costo del denaro, la struttura patrimoniale e quella finanziaria riusciranno a resistere. C’è sempre il rischio di una recessione dell’economia, con gli imprenditori che bloccano gli investimenti al primo segnale. Il futuro punta su energie rinnovabili, domotica per edilizia, mobilità sostenibile e telemedicina nella sanità, trend che, in aggiunta a quelli attuali, permetteranno al settore della strumentazione di rafforzarsi ulteriormente.