Endress+Hauser, 70 anni nel mondo della misurazione

Endress+Hauser compie 70 anni: lo specialista nella strumentazione di misura, servizi e soluzioni per i processi industriali, supporta i clienti con la sua profonda competenza nelle industrie e nelle applicazioni. E pensa già ai prossimi 70 anni.

«Abbiamo festeggiato 70 anni con orgoglio. Questo successo è dovuto all’enorme impegno da parte di tutti noi, 16.000 persone che lavorano con passione nel mondo dell’automazione di processo e di laboratorio». Con queste parole Ivano Mazzoletti, Managing Director Endress+Hauser Italia, festeggia questo importante anniversario. Lo abbiamo incontrato nella sede commerciale italiana a Cernusco sul Naviglio, nell’hinterland milanese, per celebrare la ricorrenza.

Un po’ di storia

Ne ha fatta di strada Endress+Hauser dal 1953, anno della fondazione. Nata grazie allo spirito imprenditoriale dell’ingegnere svizzero Georg H. Endress e del tedesco Ludwig Hauser, inizia la sua attività vendendo sensori di livello elettronici. Un paio di anni dopo viene registrato il primo brevetto, mentre la prima filiale straniera viene aperta in Olanda nel 1960. Seguono altri centri di vendita, acquisizioni e start-up. Nel corso dei decenni l’attività si è ingrandita sempre di più, aggiungendo nuovi campi di attività: la registrazione, l’analisi dei liquidi e le misure di portata, seguite dalle tecnologie di misura della pressione, della temperatura e da servizi e soluzioni di automazione. Negli ultimi anni viene portato avanti il tema della digitalizzazione, risorsa che ha permesso di assistere i clienti a distanza anche durante la pandemia. Oggi Endress+Hauser è una multinazionale con sedi produttive in Europa, America, India e Cina, e lo scorso anno ha superato per la prima volta 3 miliardi di euro di vendite. L’unica cosa che è rimasta e rimarrà uguale è la gestione famigliare.

Quali saranno i vostri prossimi step nei prossimi 70 anni?

«Nella nostra strategia a lungo termine 2027+ (dove “+” lascia spazio alla flessibilità per nuovi progetti ancora in divenire) la trasformazione digitale la farà da padrona. Suddividiamo la digitalizzazione in tre tipologie: tecnologica, quindi strumenti tecnologicamente digitali che colloquiano con un cloud fornendo tutti i dati disponibili; interna, ovvero il nostro digital work place che ci ha permesso di affrontare la pandemia utilizzando tutti i nuovi tool per lavorare in remoto e avere le informazioni necessarie, ovunque nel mondo; esterna, grazie al portale
endress.com. Quando parliamo di trasformazione digitale, la parola chiave è “trasformazione”. Il grande lavoro sta infatti nel cambiare il modo in cui facciamo business, utilizzando la digitalizzazione. Ovviamente supporteremo i nostri clienti step by step nel loro percorso 4.0.  Abbiamo poi in programma di investire nel service. Per quanto riguarda l’Italia, assumeremo una ventina di addetti da impiegare soprattutto in questo ambito, perché non basta fornire solo il prodotto. Qui in sede abbiamo ad esempio un centro metrologico, e delle sale demo dove facciamo formazione unendo la pratica alla teoria.»

Come si pongono i vostri clienti di fronte alla trasformazione digitale?

«C’è un forte interesse, perché l’obiettivo è produrre con più qualità, meno incertezze, meno errori, e spendendo meno. Nella nostra nicchia industriale di automazione di processo, la trasformazione sta avvenendo, anche se in modo lento. Il passaggio non è sempre facile perché richiede un cambiamento sia culturale sia manageriale, ma il mondo digitale è il futuro e bisogna adattarsi. I dati sono fondamentali per gestire il business, anche internamente, e se non ci si abitua a condividerli si crea una lacuna. Ma questa trasformazione non deve preoccupare, anzi, perché offre molti benefici. Bisogna partire con la mentalità giusta per non perdere gli step evolutivi. I clienti sono interessati ad ascoltare i nostri consigli, ad esempio per quanto riguarda la cybersecurity: quali sono le barriere da rispettare, i cloud proprietari, i dati sensibili a cui possiamo accedere, le sicurezze che offriamo.»

Quali sono invece le ultime tendenze nel mercato degli strumenti di misura?

«I nuovi prodotti saranno legati al mondo digitalizzato, e siamo pronti per questa sfida soprattutto per quanto riguarda la gestione dei dati, che amo definire come “il nuovo petrolio”. Fiore all’occhiello è il nostro Netilion, un ecosistema IIoT multibrand su cloud che li gestisce attraverso servizi digitali. Ma anche se, pensando al futuro dei sensori, possiamo digitalizzare tutto quello che vogliamo, il cuore pulsante resterà sempre lo strumento, che misura portata, temperatura, livello e via dicendo. 

A questo proposito stiamo pensando di creare una scuola che insegni proprio le basi della misura industriale, perché non basta saper utilizzare i tool e conoscere la cultura aziendale. Non sottovalutiamo neppure l’aspetto sociologico del nostro lavoro. È vero, in primis vendiamo strumenti, aiutiamo clienti nei loro processi, ma contemporaneamente lavoriamo affinché la società possa vivere meglio.

Un esempio è l’uso dei sensori nella farmaceutica, e il grosso contributo che durante la pandemia abbiamo fornito per la produzione dei vaccini.»

Quali saranno i settori su cui punterete maggiormente?

“Prevediamo nuovi ambiti come la transizione energetica, una sfida interessante. Siamo già attivi nel campo del biometano, e molte novità in termini di processo arriveranno sicuramente dall’impiego dell’idrogeno. Un’altra industria su cui punteremo è quella dei semiconduttori: ne dovremo capire bene il funzionamento, le esigenze in termini di prodotti, servizi e soluzioni.»