Trasformazione digitale: il motore dell’evoluzione delle nostre aziende

a cura di Fabio Massimo Marchetti, Consigliere di ANIE Automazione

Da uno studio elaborato dall’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano si evince che il numero di aziende che dichiarano di conoscere i temi di Industria 4.0 è arrivato a una percentuale del 95% (contro un 73% di due anni fa). Il 76% delle grandi aziende ha avviato almeno un progetto 4.0, mentre solo il 58% delle medie e piccole imprese ha fatto altrettanto.

Dei progetti avviati, il 30% sono analisi preliminari, il 28% progetti pilota e il 42% progetti esecutivi. Il 96% delle aziende che hanno avviato progetti dichiara di volerne avviare altri per continuare il percorso di digitalizzazione. Tutto questo ci dice che chi è partito vuole proseguire, ma ci dice anche, ed è questo il dato su cui riflettere, che quasi la metà delle nostre PMI non ha iniziato questo percorso.
Il tessuto industriale, ed anche il modo di fare business, delle principali economie mondiali si sta velocemente rinnovando e lo sta facendo principalmente sfruttando i vantaggi che derivano dall’adozione delle nuove tecnologie abilitanti e, soprattutto, dalla grande disponibilità di dati che permettono di ottimizzare e rendere estremamente efficienti i processi.
È ormai chiaro che la necessità di una profonda trasformazione digitale del nostro sistema produttivo, e quindi l’adozione estesa del paradigma 4.0, non è più una scelta ma una necessità. È tempo di evolvere la resilienza delle nostre aziende e di focalizzarla verso nuovi orizzonti che permetteranno loro di competere molto più agilmente e continuare a farlo anche nel futuro. Una resilienza che molte volte si fonda sull’idea di una possibile perdita di occupazione e di centralità delle persone. Ma non è così, l’individuo rimane, e sempre rimarrà, al centro di questa rivoluzione. La rivoluzione crea un “empowerment” della persona rendendola più evoluta, fornendole la capacità di valutazione effettiva di cosa sta succedendo e permettendo, attraverso degli strumenti operativi evoluti, di reagire in tempi molto contenuti. La persona è al centro come l’occupazione è al centro. I recenti dati dicono che abbiamo circa 400.000 nuovi posti di lavoro da coprire nelle tecnologie digitali. Un ulteriore fenomeno positivo è generato dal fatto che questa rivoluzione permette di riportare in Italia produzioni che erano state delocalizzate (cosa che creato un vero danno al nostro sistema industriale).
E allora perché si continua a non spingere un processo di riconversione di risorse verso queste nuove aree piuttosto che sostenere continuamente situazioni che non hanno un futuro?
È il momento di spingere tutti insieme per fare in modo che il nostro sistema industriale possa evolvere e che il nostro fantastico elemento di distinzione globale del Made in Italy abbia la possibilità di continuare ad esserlo nel tempo.