L’insostenibile leggerezza del piano B

A cura di Elisa Brescianini, Tesoriere FEDERTEC

Padre Dante nel XVII° canto del Paradiso, diceva che “Saetta prevista vien più lenta”. Quanto accaduto al nostro pianeta in questo 2020 è probabilmente una di quelle saette poco prevedibili e dunque questa pandemia si è propagata in maniera veloce e oltre ogni più pessimistica previsione.
Se guardiamo al passato non troppo lontano – il secolo scorso e l’influenza spagnola – l’idea di una pandemia non dovrebbe essere così lontana dall’immaginario comune e invece, forse per il nostro esserci abituati a prevedere tutto, questa volta siamo stati colti piuttosto impreparati. E così lo scenario economico mondiale che era stato vaticinato per il 2020, e che non era di certo in decrescita, si è sgretolato nelle nostre mani con un effetto domino che non ha risparmiato nessuno lasciandoci in balìa di eventi che si susseguivano troppo velocemente per essere anche solo obiettivamente compresi prima ancora che gestiti. La domanda di prodotti di consumo quasi azzerata, le produzioni che hanno rallentato fino a fermarsi, i servizi ridotti all’osso, i nostri settori di punta, come l’Ho.re.ca. e la moda, in grande difficoltà, l’automotive in crisi come non è accaduto mai nella storia e ancora… la lontananza delle istituzioni, la loro incapacità di dare vero sostegno alle imprese e ai lavoratori, e la necessità di uscire dal ristagno di questa situazione hanno fatto sì che dopo lo sgomento iniziale, ogni buon imprenditore si sia – come da sempre siamo abituati a fare – rimboccato ancora una volta le maniche, per risollevare le sorti di molte aziende, grandi e piccole, che a cascata sono rimaste schiacciate da un evento del tutto imprevisto.
Nessuno di noi aveva in tasca il famoso “piano B”. E questo ci deve far interrogare su due grandi temi: il nostro bisogno innato e umano di cercare di prevedere il futuro e la nostra capacità di adattamento e reazione ad un evento imprevisto. Gli antichi cercavano un vaticinio nelle cose più improbabili, dal consulto presso la Sibilla di Cuma fino alla lettura dei fondi del caffè; oggi le aziende vogliono sapere dai loro strategy manager come saranno gli scenari dei prossimi 10 anni e impiegano enormi risorse economiche per ottenere niente di diverso da mere ipotesi spesso inservibili o incomplete.
In questo anno ha vinto chi ha saputo reagire e sfruttare ciò che era rimasto per la sopravvivenza e ancora una volta, l’uomo acuto stratega ha ceduto il passo all’uomo in carne ossa, fatto di istinto e capacità di adattamento.