L’automotive in primo piano nella transizione ecologica

Sarà l’automotive a guidare la transizione ecologica nel nostro Paese. Nella conferenza stampa congiunta del 24 marzo ANFIA, l’Associazione nazionale filiera industria automobilistica, FEDERAUTO e UNRAE, è emersa l’esigenza di misure per favorire la sostenibilità ambientale ed economica: nuovi strumenti di politica industriale, incentivi strutturali per il rinnovo del parco; diffusione delle infrastrutture di ricarica fino alla riforma fiscale sull’auto. Intanto il 2021 è partito bene: +2.3 % il dato riferito alla produzione.

Il 24 marzo scorso ANFIA, l’Associazione nazionale filiera industria automobilistica, ha organizzato una conferenza stampa on-line per illustrare l’andamento del settore automotive in Italia e delineare i trend che spingeranno la transizione ecologica nel nostro Paese. All’incontro hanno partecipato FEDERAUTO, la Federazione Italiana Concessionari Auto e UNRAE, l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri.
Nel corso dell’incontro è emersa l’esigenza di un piano strategico per guidare il mercato verso l’elettrificazione dei veicoli e accelerare gli investimenti per le nuove tecnologie con particolare attenzione all’automazione, alla connettività, alla diffusione delle infrastrutture (pubbliche e domestiche), anche per l’idrogeno. Le tre associazioni auspicano anche che vengano rifinanziati gli incentivi in esaurimento e che sia reso strutturale fino al 2026 l’ecobonus, oltre a ulteriori incentivi per il ricambio del parco circolante di veicoli destinati al trasporto merci e a quello collettivo di persone.
Nello stesso tempo è necessario avviare una complessiva riforma fiscale sul settore, in particolare, per le auto aziendali a sostegno delle imprese italiane oggi penalizzate rispetto agli altri Paesi europei. Con l’occasione è auspicabile anche una rimodulazione del “bollo auto” in chiave green. Sono queste, in sintesi, alcune delle articolate proposte che le principali Organizzazioni del settore automotive rivolgono al Governo per imprimere una svolta decisiva per lo sviluppo della mobilità del nostro Paese in direzione della sostenibilità ambientale ed economica.

I Presidenti delle tre Associazioni (Paolo Scudieri di ANFIA, Adolfo De Stefani Cosentino di FEDERAUTO, Michele Crisci dell’UNRAE) durante la conferenza stampa congiunta.
I Presidenti delle tre Associazioni (Paolo Scudieri di ANFIA, Adolfo De Stefani Cosentino di FEDERAUTO, Michele Crisci dell’UNRAE) durante la conferenza stampa congiunta.

Un piano strategico che supporti il rinnovamento del parco macchine

I Presidenti delle tre Associazioni (Paolo Scudieri di ANFIA, Adolfo De Stefani Cosentino di FEDERAUTO, Michele Crisci dell’UNRAE) hanno evidenziato i dati della crisi indotta dalla pandemia nel 2020, con la perdita del 27,9% di autovetture, del 15,1% di veicoli commerciali, del 14,4% di veicoli industriali, del 21,7% di rimorchi e semirimorchi e del 24,8% di autobus. Gli incentivi approvati hanno mitigato in parte il calo delle immatricolazioni, di cui ha beneficiato anche l’occupazione del settore, registrando quasi 100 milioni di ore di cassa integrazione (più che raddoppiate nel confronto con il 2019) rispetto al totale di circa 3 miliardi di ore dell’intero settore industriale.
La svolta “green”, su cui da anni investono le Case automobilistiche e l’intera filiera automotive, ha ricevuto impulso positivo dalle misure introdotte nel nostro Paese per reagire alla pandemia. Nel 2020 sono state rottamate 125.000 vetture vetuste e inquinanti che hanno contribuito a un risparmio di oltre 61.000 tonnellate di CO2/anno. Nonostante l’avvio della transizione verso la sostenibilità, l’Italia ha ancora il parco circolante autovetture tra i più vecchi d’Europa, con un’età media di 11,5 anni contro gli 8 anni in UK e i 9 anni in Germania e Francia. A questo ritmo, per rinnovare l’intero parco italiano ci vorrebbero 27 anni. Ancora più elevata l’età media dei veicoli industriali (13,6 anni), dei veicoli commerciali (12,5 anni) e degli autobus (12 anni).
ANFIA, FEDERAUTO e UNRAE ribadiscono la necessità di un piano strategico per la filiera automotive, con la partecipazione di tutti gli attori del settore, allo scopo di affrontare la transizione cominciando con urgenza a rifinanziare i suddetti incentivi per l’anno in corso.

Dopo un quarto trimestre 2020 in recupero, l’apertura del 2021 conferma un trend positivo per l’industria automotive italiana.
Dopo un quarto trimestre 2020 in recupero, l’apertura del 2021 conferma un trend positivo per l’industria automotive italiana.

I commenti dei presidenti delle tre organizzazioni

Paolo Scudieri, Presidente di ANFIA, ha dichiarato: “La mobility revolution implica, per la nostra filiera, una transizione produttiva che richiede notevoli investimenti in nuove tecnologie: non solo elettrico, ma anche idrogeno, connettività, autonomous driving e digitalizzazione dei processi. Una sfida per cui le aziende necessitano del sostegno di interventi da attuare tramite il Recovery Plan per mantenerne alta la competitività e rendere l’Italia attrattiva per nuovi investitori: rafforzare e semplificare gli strumenti di politica industriale e rendere ugualmente accessibili alle imprese del Centro-Nord quelli per le regioni obiettivo; sostenere non solo gli investimenti in R&I, ma anche gli investimenti di riconversione produttiva; organizzare programmi per la riqualificazione delle competenze; estendere il Piano Transizione 4.0, favorire l’aggregazione delle PMI e le operazioni di private equity. Le misure dedicate allo sviluppo infrastrutturale del Paese devono riguardare rete di ricarica – nel giusto mix tra pubblica, privata e aziendale – infrastrutture per l’idrogeno, tecnologie vehicle-to-grid e smart road…”. Secondo il Presidente di FEDERAUTO, Adolfo De Stefani Cosentino, “Il 2020 ha avuto un impatto significativo sulle reti dei dealer che hanno dovuto fronteggiare un pesante calo del fatturato (mediamente -25%) Il sostegno al mercato introdotto nella seconda parte dell’anno ha consentito di arginare le perdite ma la strada per ritornare in equilibrio è ancora tutta in salita. Un deciso cambio di passo, anche per accelerare il rinnovo del parco circolante auto obsoleto e poco sicuro e colmare il gap competitivo con gli altri principali Paesi dell’Europa, è rappresentato dalla riforma della fiscalità auto…”. Michele Crisci, Presidente dell’UNRAE, ha affermato: “Da anni le Case produttrici destinano importanti investimenti per progettare e costruire la nuova mobilità sostenibile. L’inattesa crisi globale ha ora chiamato in causa anche i Governi, perché facciano la loro parte per accelerare il raggiungimento degli obiettivi di uno sviluppo sostenibile che unisca crescita economica e rispetto dell’ambiente. Occorre una pianificazione politica per guidare, nel breve e nel lungo periodo, la transizione verso la mobilità ‘green’ compatibile con le esigenze economiche e sociali di un comparto da sempre trainante per l’economia del nostro Paese…”.

Il 2021 parte bene: +2,3% per la produzione automotive italiana

A gennaio 2021, secondo i dati ISTAT forniti da ANFIA, la produzione dell’industria automotive italiana nel suo insieme ha fatto registrare un aumento del 2,3%; nell’intero 2020 la variazione tendenziale è stata a del -21%. “Dopo un quarto trimestre 2020 in recupero, l’apertura del 2021 conferma un trend positivo per la produzione dell’industria automotive – ha affermato Gianmarco Giorda, Direttore di ANFIA, anche grazie alla netta crescita degli ordinativi nello scorso mese di dicembre (+23,6%), particolarmente marcata per il mercato interno (+36,5%). Un contributo a questa tendenza deriva senza dubbio dalle misure di sostegno alla domanda in vigore da inizio anno, specialmente in riferimento alle autovetture…”. Tra i fattori che costituiscono una minaccia alla ripartenza produttiva della filiera, si segnalano la crisi di approvvigionamento e i rincari di molte materie prime, in particolare acciaio, materie prime plastiche e semiconduttori, con la carenza di questi ultimi già responsabile di fermi produttivi.