Signori e signore ecco la piegatrice del terzo tipo!

Non è una piegatrice e nemmeno una pannellatrice; è la pannellopiegatrice Schröder quella di cui ha parlato Piero Merlino cofondatore di Evomach spiegando come, di fatto, questa macchina innovativa rappresenti, a suo giudizio, la piegatrice del terzo tipo e una novità assoluta per il mercato italiano in cui si sta pian piano affermando come tale.

Iniziando dall’ABC, chiedo come approccia Schröder il tema della piegatura lamiera? Qual è la filosofia costruttiva che vi guida in termini di sviluppo e la tipologia di macchina che vi contraddistingue sul mercato? Quali sono i capisaldi tecnologici che portate avanti e se può presentare, a grandi linee, la vostra gamma di prodotto spiegandone caratteristiche e peculiarità.

Insieme al mio socio Renato Gastaldo da alcuni anni importiamo per il mercato italiano le macchine prodotte dalla tedesca Schröder. La Schröder è una azienda bavarese fondata 70 anni fa, oggi conta più di 200 addetti, due stabilimenti produttivi in Germania ed è presente in tutto il mondo.
Abbiamo iniziato a importare i prodotti di questa casa perché la loro tecnologia risponde a un problema di cui soffrivano e soffrono molti nostri clienti. Nel mondo di oggi, infatti, la marginalità per chi produce manufatti in lamiera è sempre più risicata, i particolari sempre più complessi e i piegatori esperti sono sempre meno. Queste macchine aiutano a risolvere questi problemi. A differenza delle presse piegatrici tradizionali lavorano mantenendo il pezzo sempre in appoggio, è l’utensile che si muove attorno al pezzo per realizzare pieghe positive, negative, raggiate, schiacciate, calibrate.
Grazie a ciò, un unico operatore può realizzare pannelli semplici o complessi anche di grandi dimensioni con un unico utensile. Riduciamo così i costi produttivi, velocizziamo il ciclo di lavorazione, realizziamo in modo semplice manufatti complessi, riduciamo gli scarti, produciamo a lotto 1, non abbiamo bisogno di anni per formare piegatori esperti, garantiamo all’operatore di lavorare su un macchinario intrinsecamente più sicuro e meno faticoso. Tutte le nostre macchine sono pensate per fare della flessibilità e della produzione a lotto 1 la loro forza. Le “pannellopiegatrici” Schröder, come sono state definite da un nostro cliente, sono disponibili in molti tagli differenti e con diversi gradi di automazione. Andiamo da 2,5 a 5 m, dallo spessore 2,5 a 6 mm di fero, con bordi massimo piegabili fino a 500 mm. Abbiamo macchine cambio utensile manuale o macchine con allestitore utensili automatico. A oggi le nostre macchine hanno trasformato la produzione delle piccole realtà così come hanno risolto problemi di grandissime multinazionali.

Se riassumessimo una pannellopiegatrice Schröder con una unica parola, questa sarebbe flessibilità e ciò presuppone di poter cambiare tipo di oggetto prodotto velocemente.
Se riassumessimo una pannellopiegatrice Schröder con una unica parola, questa sarebbe flessibilità e ciò presuppone di poter cambiare tipo di oggetto prodotto velocemente.

La precisione di piega è l’aspetto imprescindibile per una piegatrice. Può spiegare bene, scendendo anche nel dettaglio, perché una piegatrice Schröder è da considerarsi una macchina assolutamente precisa?

Grazie alla tecnologia di piegatura tangenziale di Schröder. Rispetto alla piegatura su tre punti eliminiamo lo scorrimento lamiera-utensili con i relativi attriti. Grazie a ciò otteniamo pieghe con ripetibilità estremamente elevata quantificabile nel ±0,5 per grado senza bisogno di usare un misuratore d’angolo. Parlando di precisione del pezzo bisogna considerare anche il cosiddetto effetto banana: piegare un profilo stretto e lungo su una pressa piegatrice può portare sì a un angolo costante ma si può creare una freccia per cui il centro rispetto agli estremi risulta più alto; con la tecnologia Schröder si ottiene invece un profilo estremamente lineare. Un altro beneficio delle “pannellopiegatrici”, in termini di precisione rispetto alle piegatrici tradizionali, sta nel riferimento della lamiera da piegare: infatti, le nostre macchine riferiscono una sola volta per lato mentre le piegatrici riferiscono una volta per piega portando a una potenziale somma di errori dovuti a più riferimenti.
Rimanendo sull’argomento riferimento della lamiera, sulle nostre macchine può esser fatto in più modi: frontalmente come sulle presse piegatrici tradizionali, posteriormente, su alcune macchine anche sulle scantonature (opzionale); si può avere inoltre l’ausilio di riferimenti laterali a scomparsa perpendicolari all’asse di piegatura. Tutto questo permette sia di scegliere se scaricare l’errore sul lembo o sulla base, a seconda delle diverse esigenze, sia di squadrare i pezzi più agevolmente, soprattutto i pezzi con forme irregolari come i trapezi.
Un grande vantaggio si ha sulle strisce strette: grazie agli squadri laterali a scomparsa si può riferire di testa facilmente, con precisione e senza possibilità di errore, il lato lungo fa battuta sullo squadro a 90° mentre il lato corto viene portato a contatto con la battuta anteriore o posteriore. Sono tutte queste caratteristiche che rendono le nostre “pannellopiegatrici” macchine molto precise.

L’azionamento elettrico è uno dei trend tecnologici che maggiormente sta caratterizzando il modo delle presse piegatrici. In particolare, le piegatrici elettriche sembrano prevalere sulle più tradizionali macchine idrauliche e si sono affermate sul mercato anche macchine cosiddette “ibride”. Può, secondo il suo punto di vista e, di conseguenza, secondo l’ideologia costruttiva di Schröder, aiutarci a fare chiarezza e a comprenderne pregi e difetti e i reali vantaggi di ognuna di queste soluzioni?

Certo, premesso che Schröder ormai da molti anni costruisce macchine ad azionamento elettrico, come in tutte le scelte tecnologiche ci sono più aspetti da considerare ma nel caso di potenze medio o piccole ci sono sicuramente molti vantaggi nella riduzione o nell’eliminazione dell’olio. Ve ne presento alcuni partendo da quelli a livello ambientale : non c’è smaltimento dell’olio esausto e abbiamo dei rendimenti superiori con conseguenti costi energetici più bassi. Costruiamo macchinari ultra efficienti come per esempio la PBP, una macchina lunga fino a 4 m che utilizziamo spesso in dimostrazione nelle fiere allacciata a contatori da soli 8 kW. Ci sono poi vantaggi in termini di costanza di comportamento degli assi elettrici: l’olio, infatti, varia le sue caratteristiche di viscosità al variare della temperatura e al passare degli anni, di conseguenza un asse idraulico si comporta in modo diverso nei diversi momenti della giornata e della sua vita. Come tutti avrete notato in questa stagione, la mattina quando abbiamo appena acceso una pressa piegatrice idraulica ha il pestone che si muove molto diversamente rispetto al pomeriggio, questo perché l’olio freddo è più denso quando il caldo lo rende più fluido. Altri vantaggi riguardano invece la riduzione dei tempi ciclo in quanto si annulla il tempo di passaggio dalla velocità di avvicinamento a quella di lavoro: lo riempimento e lo svuotamento di cilindri e dei distributori idraulici porta via tempo mentre con assi elettrici la variazione di velocità è istantanea, questo porta un beneficio sui tempi ciclo soprattutto nel caso di pezzi piccoli con molte pieghe.
La ripetibilità di posizionamento è un altro bel pregio. Un asse elettrico ha una precisione di posizionamento maggiore rispetto a uno idraulico che permette una lettura solo indiretta della posizione mentre quello elettrico consente la lettura diretta dello spostamento, infatti il movimento di una vite a ricircolo di sfere precaricate equivale sempre a passo vite x numero di rotazioni, a meno della tolleranza meccanica che per il mondo della lamiera risulta quasi trascurabile. Ci sono poi vantaggi in termini di taratura: un asse idraulico non correttamente calibrato può portare a importanti problemi idraulici tipo il colpo d’ariete. Problemi che possono arrivare anche a danneggiare la macchina stessa.
Le soluzioni progettuali devono comunque sempre tener conto della soluzione migliore per l’applicazione specifica, molto spesso una combinazione delle tecnologie può portare al risultato migliore. Un esempio sono proprio le nostre macchine che hanno la movimentazione assi elettrica e una piccolissima quantità di olio per gestire il bloccaggio dell’utensile superiore.

A differenza delle presse piegatrici tradizionali, le macchine Schröder lavorano mantenendo il pezzo sempre in appoggio, è l’utensile che si muove attorno al pezzo per realizzare pieghe positive, negative, raggiate, schiacciate, calibrate.
A differenza delle presse piegatrici tradizionali, le macchine Schröder lavorano mantenendo il pezzo sempre in appoggio, è l’utensile che si muove attorno al pezzo per realizzare pieghe positive, negative, raggiate, schiacciate, calibrate.

Il ruolo della piegatrice è profondamente cambiato negli ultimi anni, o meglio ne è cambiata l’importanza strategica essendo diventata, sempre più, l’ago della bilancia in termini di efficienza produttiva. L’elevata produttività dei macchinari a monte ha di fatto reso il reparto di piegatura il potenziale collo di bottiglia della produzione. Vorrei quindi chiedere come Evomach/Schröder coniuga il tema dell’efficienza di processo che ruota attorno alla propria piegatrice e, pensando strettamente alla macchina, attraverso quali soluzioni tecniche riuscite a garantire quella flessibilità necessaria a fronteggiare i ritmi produttivi frenetici imposti dal mercato.

Oggi, con l’avvento di macchine di taglio sempre più veloci e automatizzate, si è arrivati ad avere un collo di bottiglia nella fase di piegatura che molto spesso viene ancora gestita in modo tradizionale; quando si necessità di maggiore produttività si aggiunge una pressa piegatrice tradizionale replicando “n-volte” lo stesso schema di lavoro semplicemente con macchine uguali o un po’ più veloci.
Noi pensiamo che la soluzione non sia avere piegatrici sempre più veloci, bisogna ripensare all’intero ciclo di lavoro di produzione di un pannello. Risparmiare secondi nella fase di piegatura incide solo marginalmente sul tempo totale di produzione, in quanto specialmente con manufatti di grandi dimensioni, la manipolazione e la logistica pezzo hanno un peso percentualmente molto elevato in termini di tempo. Noi lavoriamo sulla logistica e movimentazione pezzo. Grazie alla nostra tecnologia oltre a ridurre i tempi di piegatura pura si abbattono i tempi di manipolazione e di gestione del pezzo: Il pannello è mantenuto sempre in appoggio, il riferimento del pezzo da piegare e molto rapido, non devo mai basculare il foglio nell’inversione tra pieghe positive e negative, la lavorazione viene fatta sempre da un unico operatore non stressato fisicamente, ho necessità di un minor numero di attrezzaggi, ho bisogno di riprendere meno il pezzo perché qualitativamente ho una costanza di risultato superiore. Tutto questo porta all’incremento della produttività. Vi porto l’esempio di un nostro cliente che produce casse in acciaio inox spesse 2 mm di grandi dimensioni, grazie a una nostra MAK4EVO ha dimezzato il parco presse piegatrici e ridotto quasi del 70% il personale addetto alla piegatura incrementando produttività, flessibilità, qualità e, in ultimo ma non trascurabile, ha ridotto il rischio connesso alla lavorazione di piegatura.

Restando sul tema dell’efficienza, le fasi di attrezzaggio e riattrezzaggio macchina sono e restano fondamentali, per tale ragione ogni costruttore ha sviluppato il proprio sistema o dispositivo per il cambio automatico degli utensili. Può raccontare qual è la strada tecnologia intrapresa da Schröder?

Se riassumessimo una Schröder con una unica parola sarebbe flessibilità e flessibilità presuppone di poter cambiare tipo di oggetto prodotto velocemente, per questo una componente importante è avere un attrezzaggio veloce. Insito nella nostra tecnologia rispetto alla tradizionale piegatrice c’è il vantaggio di utilizzare un unico utensile per pieghe positive, negative, schiacciate, raggiate, calibrate. Essendo necessarie frazionature diverse per manufatti differenti sono stati sviluppati tre livelli di sistema di riattrezzaggio con diversi gradi di automazione e di conseguenza costi.Nel livello 0 troviamo di base presente su ogni macchina il serraggio e lo sblocco rapido degli utensili; ci teniamo a sottolineare che il riattrezzaggio di una Schröder è normalmente molto più veloce di quello di una pressa piegatrice perché presuppone solitamente il solo spostamento dei segmenti di premilamiera.
Nel livello 1 la macchina viene equipaggiata con una traversa superiore rotativa che assicura la possibilità di portare un doppio allestimento utensili. Questo permette di estendere la linea utensili al doppio della lunghezza massima della piega realizzabile dalla macchina: questo modo, ad esempio, su una PBP da 4 t consente di avere in contemporanea 4 m di utensile + 3 o 4 stazioni con le frazionature più comuni. Il livello 2 è quello con il cambio utensili automatico: in base al particolare da realizzare, la macchina allestisce da sola le stazioni di piegatura a ogni cambio pezzo e se necessario può riattrezzarsi anche durante il singolo ciclo di piegatura.

Una pannellopiegatrice Schröder PBP, acronimo di PowerBend Professional.
Una pannellopiegatrice Schröder PBP, acronimo di PowerBend Professional.

Girando frequentemente le aziende di lavorazione lamiera mi sento spesso dire che “la macchina è facile da programmare” e ha un’interfaccia user friendly. Cosa si intende, nell’accezione di Schröder, quando si parla di una macchina “facile”. A livello software, quali sono le funzionalità per voi fondamentali e quindi le peculiarità che caratterizzano la vostra proposta?

Premetto che il nostro controllo POS3000 è stato sviluppato internamente in modo da essere ottimizzato per la gestione delle nostre macchine e della nostra tecnologia. Essere user friendly per noi significa: poter creare graficamente un programma direttamente in macchina, con pochi tocchi dello schermo, semplicemente facendo uno schizzo della sezione del pannello. Poter caricare e simulare un programma, importando velocemente un disegno sempre con pochi tocchi di schermo. Poter visualizzare il processo di piegatura in tempo reale, in modo che il video aiuti l’operatore nel gestire il pannello. Avere la possibilità di modificare un’impostazione ed avere in automatico il ricalcolo di tutte le variabili. Avere la possibilità di interagire comunque in maniera grafica con la macchina, anche nelle situazioni di anomalia. A ciò si aggiunge il fatto che tutte le nostre pannellopiegatrici sono 4.0ready. Possiamo per ciò dialogare con i gestionali di produzione dei clienti che utilizzano questa filosofia produttiva. Per noi 4.0 vuol dire razionalizzare e gestire in maniera moderna ciò per cui serviva un direttore di produzione esperto, tanta carta, molte urla nelle officine rumorose. 4.0 è una foto istantanea di cosa succede, 4.0 è pianificazione, 4.0 è modificare dinamicamente la produzione a seguito della variazione delle necessità, 4.0 è la lingua e l’organizzatore comune di tutte le figure legate alla produzione, all’approvvigionamento dei materiali, all’assemblaggio, alla spedizione, alla logistica. Le nostre macchine sono pensate per aumentare l’efficienza nel ciclo di piegatura inserendole in una gestione 4.0 si ottiene un amplificatore dell’efficienza della nostra filosofia produttiva. Infine, tengo a dire che per noi user friendly significa soprattutto che un nuovo operatore possa imparare velocemente a utilizzare la macchina anche senza avere alcuna esperienza specifica nel campo della piegatura. Vi porto come esempio, la storia di due clienti. Abbiamo consegnato una macchina a un cliente che dopo un diverbio con il capo officina, esperto piegatore, ha deciso che all’arrivo della nuova Schröder avrebbe avviato alla produzione un ragazzo neoassunto che non avesse pregiudizi e non fosse influenzabile dalla tradizione della pressopiegatura … risultato: un ex-barbiere, intelligente e volenteroso, dopo pochi giorni dal corso produceva da solo sulla nostra macchina quanto non riuscivano a produrre su una piegatrice tradizionale due piegatori esperti. Un altro cliente che utilizza pannelli di grandi dimensioni per la sua produzione ha aperto un reparto lamiera ex novo e ha assunto come operatori ragazzi appena usciti dalle scuole professionali, età media 20 anni. Oggi un laser, una Schröder e quattro ragazzi, ovviamente per via dell’età senza alcuna esperienza di piegatura, tagliano e piegano tutti i pannelli che prima venivano comperati esternamente. Un argomento sempre di attualità, ovvero l’automazione; in particolare vorrei parlare della piegatura robotizzata, che è un tema importante e controverso allo stesso tempo: c’è chi lo considera un valido modo per fronteggiare in piegatura le sempre nuove potenzialità e produttività assicurate dai sistemi di taglio, per lo più laser, e chi pensa invece sia un modo troppo oneroso e poco adatto a un mercato ormai fatto di tanti lotti dai quantitativi sempre più esigui.

Alla luce di ciò vorrei sapere qual è il credo di Evomach/ Schröder in merito a questo tema e quali sono le discriminanti applicative per cui proponete una cella di piegatura robotizzata. Insomma, qual è, secondo voi, l’identikit dell’utente ideale per una soluzione di questo genere e che tipo di soluzione gli proponete?

Un robot sostituisce l’operatore senza però cambiare la funzionalità della macchina. In generale, considerato l’aggravio di tempi per la programmazione, il robot è interessante quando ci sono lotti di produzione medio-grandi o lotti ripetitivi. Noi cambiamo le regole del gioco perché pieghiamo col pezzo sempre in appoggio come una pannellatrice ma pieghiamo a stazioni come una piegatrice garantendo flessibilità, riduzione della fatica e dei rischi, costanza di produzione, qualità e grande risparmio di tempo nella gestione logistica dei pezzi. Su pezzi di grandi dimensioni nelle sequenze di piegatura che prevedono alternanza di pieghe positive e negative non si deve basculare mai il pezzo, per questo la nostra filosofia risulta sempre vincente rispetto alle piegatrici tradizionali con o senza robot. Cambiare il processo di piegatura ci garantisce lotto1, tempi di esecuzione più bassi e un investimento iniziale più contenuto. Posso quindi affermare che la versatilità delle nostre macchine le rende interessanti per molte tipologie di utenti e di esigenze produttive, più il pannello ha dimensioni importanti più questa può essere la tecnologia vincente. Penso per esempio al contoterzista, ai produttori di banchi frigo, di forni, di pannelli per facciate continue, di cucine, di banchi bar, di sistemi di condizionamento, di mobili in ferro eccetera eccetera …

Tutte le pannellopiegatrici Schröder sono 4.0ready.
Tutte le pannellopiegatrici Schröder sono 4.0ready.

Parlando di attualità, un altro argomento fondamentale è la personalizzazione; cosa significa per Evomach personalizzare una piegatrice Schröder? Fino a che punto ci si può spingere?

Tutte le nostre macchine sono fortemente configurabili, partiamo dall’idea che la macchina debba essere il più possibile vicina alle esigenze del cliente non che il cliente debba adeguarsi o debba pagare ciò che non gli serve. Un po’ come un buon sarto, adattiamo il vestito al nostro cliente, sulla base di quattro gamme di macchina diverse inseriamo le molte opzioni che rendono la macchina maggiormente adatta alle esigenze delle diverse produzioni.
Per questo non esiste una vendita a catalogo ma ogni cliente riceve una consulenza specifica e una configurazione ad hoc per le sue esigenze.

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