Bilanci d’Acciaio 2019

Sfruttando la dinamica positiva della prima parte del 2018, la filiera dell’acciaio ha espanso il fatturato, seppur in misura inferiore rispetto all’anno precedente. Giro d’affari cresciuto in un anno di oltre l’11% a 62,403 miliardi e utile netto a 1,663 miliardi di euro (+12,7%). Il settore è solido, ma vanno affrontate in modo rapido alcune criticità. Sono alcune delle conclusioni dell’analisi dell’Ufficio Studi siderweb “Bilanci d’Acciaio”, alla undicesima edizione.

di Fabrizio Garnero

Segnali di consolidamento con avvisaglie di un’inversione di tendenza arrivano dalla filiera dell’acciaio nazionale, che nel 2018 ha mantenuto e, in certi casi, migliorato i propri risultati economici e operativi rispetto al 2017. Restano comunque alcune criticità, che devono essere rapidamente affrontate anche in una prospettiva di rallentamento della congiuntura: tra di esse, la riduzione del valore aggiunto sul fatturato; la diminuzione di redditività dei centri servizio, seppur dopo un biennio soddisfacente; la mancata crescita della redditività sulle vendite; la solidità carente di alcuni comparti.
È quanto emerge dallo studio Bilanci d’Acciaio, ideato dall’Ufficio Studi siderweb, realizzato in collaborazione con i professori Claudio Teodori e Cristian Carini dell’Università degli Studi di Brescia, e sponsorizzato da UBI Banca, Coface e Regesta. L’analisi valuta la situazione reddituale, finanziaria e patrimoniale delle imprese siderurgiche nazionali attraverso la lettura e l’interpretazione dei dati dei bilanci di esercizio 2018.

11 anni di bilanci d’acciaio
Bilanci d’Acciaio è giunto alla undicesima edizione e quest’anno è cresciuto ancora: per la prima volta sono stati inseriti i risultati economici consolidati dei principali gruppi siderurgici italiani, inoltre è stato analizzato un nuovo comparto, quello del taglio e lavorazione della lamiera. I bilanci complessivamente analizzati sono 5.500, contro i 4.500 del 2017, così ripartiti: 1.800 della filiera “stretta” (produzione di acciaio e prima trasformazione, centri servizio, distribuzione, commercio di rottame e ferroleghe, taglio e lavorazione della lamiera), 3.200 della filiera “allargata” (utilizzatori) e 500 di gruppi e imprese estere della produzione e distribuzione dell’acciaio.
La fotografia scattata a fine 2018 presenta una situazione nel complesso ancora positiva, con redditività e fatturati in crescita rispetto all’anno precedente. Tuttavia da alcuni mesi a questa parte la ripresa globale ha perso smalto, anche a causa dell’incertezza creata dalle tensioni politiche e commerciali. Dobbiamo quindi fare i conti con un contesto nazionale e internazionale nettamente mutato, che richiede maggiori attenzioni e capacità di allargare le proprie visioni. Come ha sottolineato Emanuele Morandi, presidente di siderweb, “la filiera dell’acciaio, asse portante e spina dorsale dell’intera industria manifatturiera, ha bisogno di tutto meno che di incertezza e di decrescita infelice. Una vera svolta green richiede di partire da un approccio pragmatico e realistico, che si proponga obiettivi chiari e perseguibili”.

Fatturato e redditività in miglioramento
Il fatturato totale della filiera siderurgica in senso stretto nel 2018 è stato di 62,403 miliardi di euro (erano 56,111 nel 2017, +11,2%). Il reddito netto è ammontato a 1,663 miliardi di euro (contro 1,476 miliardi nel 2017, +12,7%).
A livello complessivo, gli indicatori presentano una sostanziale similarità rispetto al 2017, con tendenza al miglioramento nei comparti del commercio di rottame e ferroleghe e nel taglio e lavorazione della lamiera, che si collocano sui livelli maggiori. Migliorato anche il posizionamento della produzione, pur non registrando risultati pienamente soddisfacenti, mentre peggiorano progressivamente la posizione relativa per i centri servizio e la distribuzione. La redditività, soprattutto operativa, si è stabilizzata confermando però la difficoltà di produrre valore dall’attività svolta, produttiva o distributiva. L’incidenza del valore aggiunto sul fatturato, in calo costante per il triennio 2016-2019, è passata dal 16,7% del 2016 al 14,5% del 2018. Il 77,1% del valore aggiunto complessivo è generato dalla produzione e prima trasformazione dell’acciaio, il 6,2% dalla distribuzione, l’8,4% dai centri servizio, il 3,7% dal comparto del taglio e lavorazione della lamiera e il rimanente 4,6% dal commercio di rottame e ferroleghe. L’Ebitda ammonta a 4,660 miliardi di euro, il 7,5% del fatturato contro il 7,7% del 2017.
“A livello di intero settore, la solidità si è consolidata, non presentando variazioni di rilievo nel triennio: tale dinamica si osserva anche nei singoli comparti, con alcune eccezioni per determinati indicatori” ha commentato Claudio Teodori, professore ordinario di Economia aziendale dell’Università degli Studi di Brescia. “I rapporti di indebitamento complessivo e finanziario si sono stabilizzati – ha continuato Teodori – mantenendo quindi invariate le posizioni relative: il valore maggiore è nel commercio di rottame e ferroleghe, unitamente ai centri servizio, il minore nella produzione, che si conferma il più capitalizzato”.
Con riferimento alla solidità e alla liquidità, tenendo anche conto dell’impatto degli oneri finanziari, la posizione migliore è riscontrata nella produzione, soprattutto grazie a una maggiore capitalizzazione, e nella distribuzione. Segue, con un minimo scarto, il posizionamento del taglio e lavorazione della lamiera. I centri servizio confermano il posizionamento ampiamente sotto la media, prevalentemente a causa dell’indebitamento. Il commercio di rottame e ferroleghe, complessivamente, è allineato al dato medio di settore nel 2018, denotando un sensibile miglioramento visti gli insoddisfacenti valori dei due anni precedenti.

Il contesto operativo
In Italia nel 2018 la produzione di acciaio è aumentata dell’1,9%, in rallentamento rispetto all’incremento del 3% dell’anno precedente. La decelerazione del tasso di crescita è stata provocata dalla contrazione della produzione di laminati piani (-1,6%), mentre la produzione di laminati lunghi è cresciuta del 4,1%. La produzione di acciai legati è aumentata più della media, toccando un nuovo massimo storico, con un’incidenza sulla produzione totale che è salita al 23%. L’andamento della produzione ha riflesso sia quello del consumo reale di acciaio, che ha registrato un incremento dello 0,3% (+4,2% nel 2017), sia quello del consumo apparente, che è cresciuto del 2,6% (+4,8% nel 2017). Le importazioni di prodotti siderurgici (compresi semilavorati, lingotti e prodotti della prima trasformazione) si sono attestate a 20,8 milioni di tonnellate, con un incremento del 4,7% rispetto al 2017. Le esportazioni si sono invece fermate a 17,6 milioni di tonnellate, con una diminuzione dello 0,5%. Lo scambio con l’estero di prodotti siderurgici presenta quindi un valore negativo pari a 3,3 milioni di tonnellate, contro 2,3 milioni di tonnellate dell’anno precedente. I prezzi delle materie prime siderurgiche hanno registrato nel 2018 andamenti simili dal punto di vista della tendenza di fondo, tranne per il rottame. Infatti, le quotazioni medie annue in euro del minerale di ferro e del carbon coke sono diminuite rispettivamente del 6,6% e del 10,1% rispetto al 2017, mentre il prezzo del rottame è aumentato del 10,7%. I prezzi medi base dei prodotti ottenuti dal minerale di ferro sono aumentati del 6,2%, mentre i prezzi dei prodotti ottenuti partendo dal rottame sono cresciuti mediamente del 13%. Pertanto, sia per i prodotti lunghi che per quelli piani, la differenza fra prezzi di vendita e costi delle materie prime si è ampliata nel corso del 2018.

Le previsioni per il 2019
Come sottolineato da Gianfranco Tosini dell’Ufficio Studi siderweb “nei primi otto mesi del 2019, l’attività nel settore siderurgico è stata condizionata dalla prosecuzione della fase di rallentamento dell’economia globale, causata dal protrarsi delle tensioni commerciali internazionali e dall’indebolimento del ciclo economico”. La produzione mondiale di acciaio è comunque aumentata con una percentuale di poco inferiore a quella dello stesso periodo del 2018. Artefice di questo incremento è ancora la Cina, la cui produzione di acciaio è cresciuta di circa il 9%, compensando la riduzione della produzione registrata dal resto del mondo. La produzione di acciaio nei Paesi dell’UE si è ridotta del 2,9%, con percentuali superiori alla media nei principali Paesi produttori: Germania (-4,4%) e Italia (-4,5%).
La riduzione della domanda di acciaio da parte dei settori utilizzatori (in particolare l’automotive) e l’andamento dei prezzi delle materie prime e dei prodotti/semilavorati condizioneranno negativamente fatturato, margini e utili delle imprese della filiera siderurgica. Secondo Tosini “il comparto più penalizzato sarà quello della produzione di laminati piani, dove nei primi otto mesi del 2019 si sono registrati i cali maggiori dei prezzi di vendita dei prodotti in presenza di un aumento delle quotazioni del minerale di ferro. Nel comparto dei laminati lunghi, la diminuzione del prezzo dei prodotti risulta invece inferiore a quella del prezzo del rottame, per cui l’impatto negativo sul risultato economico sarà influenzato prevalentemente dal calo delle vendite”.

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